(Per l’omicidio stradale, anche nella fattispecie semplice, è sempre consentito l’arresto in flagranza di reato. Nell’ipotesi aggravata dalla guida in stato di ebbrezza alcolica grave o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, l’arresto in flagranza è, invece, sempre obbligatorio. Nel caso di Genovese, visto che si dovevano attendere i test del sangue, l'arresto è stato differito)
Arrestato Pietro Genovese, il giovane che nei giorni scorsi al volante di un Suv ha investito e ucciso le due sedicenni romane Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann. Per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari al termine di una prima serie di accertamenti della Polizia locale di Roma Capitale e sulla scorta della relazione trasmessa all'autorità giudiziaria.
La notizia è stata resa nota nello stesso momento in cui si sta svolgendo al Fleming, nella parrocchia del Preziosissimo Sangue, una preghiera per Camilla e Gaia, presenti i genitori, gli amici e per tutti coloro che le hanno amate, una cerimonia iniziata intorno alle 18. E poi, domattina, venerdì alle 10,30, nella stessa chiesa, i funerali.
Ma i momenti del dolore vanno di pari pari passo con le indagini. Sono stati dunque presi i provvedimenti attesi nei confronti di Pietro Genovese, iscritto nel registro degli indagati per duplice omicidio stradale e trovato positivo a sostanze stupefacenti e molto oltre i limiti consentiti per quanto riguarda il tasso alcoolico. La dinamica dell'incidente, ricostruita dai vigili urbani di Roma Capitale e consegnata in procura, non sembra lasciare margini di dubbio.
Gaia e Camilla, sabato notte, hanno attraversato la strada, corso Francia fuori dalle strisce pedonali e a semaforo verde per gli automobilisti. Il suv Renault Koleos di Pietro Genovese arrivava a 80 km orari. "Non mi sono proprio accorto di loro, non le ho viste", ha dichiarato al pm. Le due sedicenni vengono travolte e l'impatto le sbalza una a 20 metri e l'altra a 25 dal punto in cui si trovavano per attraversare. Muoiono sul colpo. Pietro Genovese trecento metri dopo si ferma. Il cofano è accartocciato e il motore andato in blocco. Chiama il padre che lo raggiunge immediatamente sul posto e via via comincia a mettere a fuoco quanto accaduto.
"Voglio giustizia, non vendetta" aveva detto la mamma di Camilla al suo legale, l'avvocato Cesare Piraino. "Sono distrutti - ha dichiarato il penalista - . Una famiglia unita, colpita in modo tragico da questa vicenda". Così come la famiglia di Gaia e quella di Pietro, il cui padre ieri si è detto affranto per la morte delle ragazze, prima ancora che preoccupato per le sorti giudiziarie del figlio.
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