Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
Sgombriamo subito il campo: qui non c'entrano le baby-gang. O, almeno, non solo. Sempre più bambini vanno a scuola armati. Coltelli, piccole lame, forbici che la "punta arrotondata" neanche per sbaglio. E sì, abbiamo scritto "bambini" perché non si tratta di adolescenti o ragazzi scampati al riformatorio, più vicini alla maturità che all'asilo: sono, purtroppo, scolari delle elementari, piccoli che hanno circa dieci anni, che dovrebbero avere in mente le tabelline e le partite di pallone nel campetto dell'oratorio. Non i tirapugni.
A Roma, in un anno, (i numeri li ha resi noti l'edizione locale di Repubblica) sono stati indagati in sei. Sei minorenni che più minorenni di così è difficile immaginarseli: messi assieme, non fanno sessant' anni. Sono appena usciti dalla materna, al massimo frequentano una classe finale del ciclo primario: hanno un'età che va dai sei ai tredici anni.
Il copione è per tutti lo stesso: nella cartella, assieme all'abbecedario e ai pennarelli per colorare, avevano un coltellino. La maestra di turno l'ha notato, o magari qualche compagno di banco gliel'ha spifferato durante l'intervallo (perché, dopotutto, vuoi mettere lo spavento?). Allora lei ha chiesto spiegazioni e poi è stata avvisata la procura per i minori. Ché certe cose mica puoi prenderle alla leggera.
NUMERI ALLARMANTI
In tutto il Lazio, dal 2019 a oggi, sono qualcosa come 294 i fascicoli aperti dalla magistratura per i ragazzini con l'indicazione di «porto abusivo di coltelli». Fa impressione già questo. Invece, la procuratrice reggente Emilia De Bellis ne snocciola altri, di dati. Forse ancora più preoccupanti. E cioè: dal 15 giugno 2021 al 15 giugno scorso (quindi nell'ultimo anno tondo tondo) le indagini condotte solo a Roma sono state ben 62; l'anno prima, nel pieno della pandemia, addirittura 81 e nel 2019 "appena" (si fa per dire) 52.
Lascia stare che non tutte (anzi, una piccola parte) finiscono per avere un seguito. Tuttavia significa che, facendo di conto, in tre anni il fenomeno è schizzato su del 20%. Roba da starci attento. Hai voglia a sottolineare, come fanno gli inquirenti, che «c'è bisogno di maggiori controlli da parte dei genitori». Per carità, è verissimo ché l'educazione, il rispetto e il rifiuto della violenza (esattamente come tutte le "lezioni di vita") partono dalla famiglia. Non ci piove.
Però è anche innegabile che il problema si sta allargando e, se va avanti così, rischiamo di ritrovarci baby-bulletti di quartiere che pensano di risolvere ogni litigata (alla loro età, tra l'altro, ce n'è una ogni mezz' ora) con un coltellino da estrarre di tasca alla bisogna.
Non è lo scenario più rassicurante del mondo. Specie perché i ragazzini di Roma non sono gli unici a girare armati tra le aule. La casistica, semmai, va da Nord a Sud senza l'ombra del minimo campanilismo. Nola, cittadina alle porte di Napoli, febbraio: un 12enne entra in classe, appoggia lo zaino e si rigira tra le mani un coltello da cucina con la lama lunga venti centimetri. Alla lavagna c'è un docente esterrefatto che riesce (fortunatamente) a farselo consegnare e la storia finisce lì, però nel frattempo arrivano i carabinieri e il ragazzino viene mandato a casa.
Melito, sempre nel Napoletano, maggio: un altro bambinetto di dodici anni bisticcia con un compagno, vai a sapere per cosa, e lo ferisce al fianco. L'accoltellato si busca tre punti di sutura al pronto soccorso (e, grazie al cielo, non è in pericolo di vita), ma e l'accoltellatore rimedia una denuncia formale.
Ancora: ad Arezzo, a marzo, due 15enni vengono fermati dalle forze dell'ordine mentre gironzolano tra le giostre del lunapark armati di coltelli con lo scopo di «estorcere i gettoni delle attrazioni» ai loro coetanei. Il tutto per un giro sulle montagne russe.
ALLE ELEMENTARI
A Milano, qualche mese fa, tra i rapinatori che, lama alla mano, accerchiano e ripuliscono due persone sotto i grattacieli del quartiere di City Life c'è un giovanissimo di dodici anni (per inciso: gli altri componenti della banda non sono molto più grandi). A Perugia, giusto ieri, è il parroco che lancia l'allarme: al parco di Villa Pitignano, proprio davanti ai cancelli delle elementari, si è accorto che da qualche tempo stazionano bambini che non si fanno problemi a fare i gradassi coi coltelli che tengono in tasca. Di lamentele, ai vigili, ne sono arrivate parecchie. Catania, Terni, Mantova. Evidentemente qualcosa sta andando per il verso sbagliato: e occorrerebbe raddrizzarlo.