Teodoro Chiarelli per “la Stampa”
protesta operai contro arcelor
Ordinati, distanziati, con mascherina d' ordinanza, ma determinati. «Incazzati. Scriva incazzati», chiosa Lorenzo mentre sfila insieme a cinquecento compagni di lavoro dell' Arcelor Mittal sul ponte di Cornigliano. È a Genova la prima manifestazione in Italia, forse in Europa, al tempo del coronavirus. A essere fiscali non si potrebbero fare cortei.
Ma, si sa, la creatività è una dote che non difetta ai lavoratori della Lanterna. «Non è un corteo, ma una passeggiata civile - ammicca Armando Palombo, coordinatore della rsu dello stabilimento ex Ilva - Vogliamo raccontare alla città quali sono i problemi che sta vivendo il nostro stabilimento».
Gli operai si sentono presi in giro. Nelle scorse settimane, con la pandemia che bloccava le attività produttive del Paese, l' azienda aveva chiesto e ottenuto dalla prefettura di poter riaprire per produrre banda stagnata: la latta necessaria alle aziende alimentari per inscatolare pomodori, carne, tonno e bibite. Poi, lunedì, a sorpresa, la messa in cassa integrazione di 200 dipendenti «causa Covid-19». Secondo i sindacati l' azienda vuole risparmiare sugli stipendi mettendo il costo del lavoro a carico della collettività, pur avendo ordini e commesse. «Un provvedimento illegittimo - dice il segretario della Uil, Antonio Apa - Le lettere di cassa integrazione sono addirittura senza la pubblicazione del decreto del governo».
protesta operai contro arcelor
E allora, tutti in strada. I cinquecento procedono lentamente, ben attenti a manifestare distanziati. Non ci sono i consueti striscioni ad aprire il corteo e nemmeno i cori, per evitare di incappare nelle prescrizioni del dpcm. Solo qualche cartello («Indegni», «CoronaMittal») e tre bandiere, una per ogni sindacato: Fiom, Fim e Uilm. Dalle finestre, qua e là, gli applausi dei concittadini. Genova non dimentica le sue fabbriche. Ne ha viste chiudere troppe. La mancanza di lavoro è una ferita da troppo tempo apertain una citttà che pure negli ultimi anni ha affrontato prove dutissime: dalle alluvioni, alla tragedia della torre piloti in Porto, al crollo indecente del ponte Morandi.
protesta operai contro arcelor
Il serpentone attraversa via Cantore a Sampierdarena, sfila davanti al terminal traghetti e a quello delle crociere, imbocca via Gramsci, devia all' Annunziata e imbocca le due gallerie che portano a Corvetto e, quindi, alla Prefettura.
Sotto i due tunnel,finalmente, i manifestanti sfogano la loro rabbia con cori e slogan contro il gruppo franco-indiano. Poche, ma sentite parole: «Mittal, Mittal, vaffa...». Davanti alla prefettura viene srotolato uno striscione rosso: «I lavoratori non sono merce. Non siamo schiavi di Mittal». Spunta un megafono. «Ci siamo comportati con determinazione e senso civico a differenza di ArcelorMittal, che è stata arrogante - urla Palombo - Questa è la prima iniziativa pubblica in Italia e forse in Europa al tempo del Covid- 19. Non si può sempre stare zitti di fronte all' arroganza. Non si può tacere con chi abusa di tutto».
Nel pomeriggio, secondo round, con l' incontro davanti al prefetto fra i sindacati e i rappresentanti dell' azienda. Ma è fumata nera. ArcelorMittal non torna sui suoi passi. No secco alla richiesta di fermare la cassa. Fra i lavoratori c' è fermento. Inmolti vorrebbero occupare lo stabilimento. Oggi alle 8 assemblea in fabbrica anche con i 400 cassintegrati su mille dipendenti, a cui l' azienda vuole aggiungerne altri 200, per decidere le iniziative da intraprendere. I tre segretari di Fiom, Fim e Uilm, BrunoManganaro, Alessandro Vella e Antonio Apa annunciano un esposto in procura sulla vicenda della cassa. Dura la reazione del sindaco di Genova, Marco Bucci. «O si dà lavoro a tutti gli operai ex Ilva oppure ci riprendiamo le aree siderurgiche e su quelle areecostruiamo nuove attività per il porto e per la città».
giuseppe conte marco bucci arcelor mittal SAMUELE PASI ARCELORMITTAL ARCELOR MITTAL arcelor mittal