Alb.Sim. per “la Stampa”
Dopo 50 anni il sindacato entra a Starbucks. E non per sorseggiare il caffè americano. È a Buffalo, Stato di New York, che si squaglia la resistenza dell'azienda di Seattle che fino all'ultimo ha tentato di impedire ai dipendenti di tre punti vendita di organizzarsi. Invece i dipendenti hanno optato per aderire al Workers United, affiliato del gigante «Service Employees International Union».
La loro decisione potrebbe scatenare un effetto a catena e trovare seguiti nelle oltre 9mila caffetterie statunitensi della catena. Turni di lavoro massacranti, scarso addestramento e frustrazione cui il management non ha dato risposte hanno spinto alla fine di agosto alcuni dipendenti a chiedere la creazione di un sindacato.
Rossann Williams, presidente per il Nord America, è stato laconico nel commentare l'esito del voto: «Continueremo come abbiamo sempre fatto, questo non cambia le nostre prospettive». I leader della compagnia si erano mobilitati per impedire la nascita di un sindacato interno e in settembre una manager dell'Arizona era stata persino spostata a Buffalo per tentare di «salvare i negozi dalla sindacalizzazione».
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