A PROCESSO I MEMBRI DELLA "SETTA DELLE BESTIE" DI NOVARA - IL CAPO ERA IL "DOTTORE" GIANNI MARIA GUIDI, CONSIDERATO IL TRAMITE TRA IL MONDO TERRENO E QUELLO SPIRITUALE: UNA SCUSA PER ADESCARE MINORENNI, ATTRAVERSO UNA SCUOLA DI DANZA "MAGICA" A MILANO, E INIZIARLE A PRATICHE SESSUALI ESTREME - IN ALCUNI CASI VENIVANO ANCHE LEGATE AD ALBERI O GANCI E TORTURATE - GLI IMPUTATI SONO 28, LA MAGGIOR PARTE DONNE, E POI CI SONO LE VITTIME, SETTE DONNE CHE…

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Simona Lorenzetti per www.corriere.it

 

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Il nome la «Setta delle bestie» non fa riferimento alle brutalità delle azioni che sarebbero state compiute dagli adepti, ma ai nomignoli con i quali quest’ultimi erano soprannominati: lumachina, capretta, cavallo, volpetta. Vezzeggiativi che stridono con le accuse che questa mattina (26 aprile) verranno contestate agli affiliati e al «dottore», l’uomo che «regna e governa» sul gruppo e al quale bisogna sottomettersi.

 

L’inchiesta della squadra mobile di Novara, coordinata dalla Procura di Torino, è la narrazione di trent’anni di storia della setta, alla quale hanno aderito decine di persone che con il tempo hanno assunto ruoli ben precisi all’interno di un sistema che si alimentava sempre di nuove vittime: ragazzine, spesso minorenni, che venivano adescate attraverso una scuola di danza «Magica» a Milano e poi iniziate a pratiche sessuali estreme.

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Gli atti raccontano di giovanissime legate ad alberi o ganci e torturate come nei peggiori incubi. Rituali non a caso violenti. Perché — seguendo l’indottrinamento del gruppo — per «annullare l’io pensante», «accendere il fuoco interiore» ed entrare così «in un mondo magico e segretissimo» è necessario affrontare il dolore ed «elevare la propria mente».

 

Capo indiscusso della setta — secondo l’accusa — era il «dottore», al secolo Gianni Maria Guidi, 79 anni. L’uomo, difeso dall’avvocato Silvia Alvares, era chiamato «Re bis» o «Pontefice» e considerato il tramite tra il mondo terreno e quello spirituale. Tutti dovevano sottostare ai suoi desideri in maniera incondizionata. A cominciare dalle ragazzine, che una volta cresciute diventavano «mami» con il compito di adescare e sottomettere nuove adepte.

LA CASETTA DI CAMPAGNA FUORI NOVARA DOVE SI RIUNIVA LA PSICOSETTA LA CASETTA DI CAMPAGNA FUORI NOVARA DOVE SI RIUNIVA LA PSICOSETTA

 

Non solo sesso, le arti magiche e le divinazioni erano anche una fonte di guadagno: la scuola di danza, l’erboristeria «Quintessenzia», la Bottega Celtica sarebbero stati luoghi per adescamenti, ma anche attività imprenditoriali in cui le adepte lavoravano in nero. Emblematico il caso di una giovane che sarebbe stata costretta a lasciare il percorso di studi universitari in Lingua e Letteratura per iscriversi a Farmacia e lavorare nell’erboristeria.

 

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Oggi si discute l’udienza preliminare, gli imputati sono 28 e la maggior parte donne (difesi dagli avvocati Fulvio Violo, Roberta Rossetti, Alessandro Rogani, Stefania Maria Agagliate). E poi ci sono le vittime, sette donne che si sono ribellate e ora chiedono giustizia: si costituiranno parte civile assistite dagli avvocati Silvia Calzolaro, Marco Calosso e Elisa Anselmo.

 

 

 

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