Sono ripartiti da zero, dall'atto finale della giovane vita di Tiziana Cantone. Hanno ottenuto il dissequestro di una pashmina di seta, strumento usato dalla 31enne di Mugnano per impiccarsi a una panchetta all'interno della sua abitazione alle porte di Napoli. Un suicidio, secondo gli inquirenti che, all'epoca dei fatti - settembre del 2016 - non ritennero opportuno fare l'autopsia.
Una ricostruzione che non ha mai accontentato la famiglia di Tiziana, sulla scorta di due punti in particolare: la strana cancellazione delle tracce informatiche da iphone e ipad di Tiziana; e i segni sul collo di Tiziana che, secondo le ipotesi sostenute dai consulenti, non sarebbero compatibili con un foulard.
Punti su cui sono al lavoro i consulenti informatici della parte offesa, rappresentata dal penalista Salvatore Pettirossi, che ha ottenuto la riapertura di un nuovo fascicolo sul caso della bella di Mugnano. Un'inchiesta contro ignoti, che batte però su un'ipotesi di reato forte: si indaga per frode processuale, ipotesi inedita in questa storia, probabilmente nel tentativo di verificare se tutti i dati informatici di cellulare e computer di Tiziana siano stati trasmessi alla Procura di Napoli nelle fasi immediatamente successive alla morte di Tiziana Cantone. Ma accanto alla pista informatica, ora c'è un altro versante, su cui è al lavoro la Procura di Napoli nord: è il filone legato a eventuali tracce biologiche sul foulard trovato attorno al collo di Tiziana.
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