Estratto dell’articolo di Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Ma fatela finita. Anzitutto i politici: nel 2006 la sinistra bocciò la proposta di legge sulle intercettazioni del Guardasigilli Roberto Castelli perché c’era la campagna elettorale, poi ci fu la diffusione delle intercettazioni su Antonveneta e la sinistra cambiò improvvisamente idea, così nel 2007 la sinistra votò la legge proposta da Clemente Mastella (assieme a Margherita, Verdi e Rifondazione) ma poi la legge si arenò al Senato; allora nel 2008 arrivò Walter Veltroni e promise di riesumare la proposta, ma poi ricambiò idea anche lui e si accodò alla posizioni dell’Associazione nazionale magistrati.
Nel 2010 il governo Berlusconi cercò di blindare una legge ma fioccarono manifestazioni (anche una mitica assemblea di direttori di giornale) e il provvedimento si sfarinò, con Massimo D’Alema che definì la norma «ostruzionistica per le indagini» e lo stesso Pd, poi, in Commissione giustizia, che nel 2013 disse che «il tema non è una priorità».
Ed eccoci così al Decreto Orlando (2017) praticamente mai entrato in vigore dopo un tentativo nel 2019, una conversione con modifiche nel gennaio 2020 e un posticipo al maggio e poi ancora al settembre dello stesso anno. Tutte carte inutili. Non serve una riforma, macché.
PAROLA DI SAGGI
[…] nel giugno 2012 Giorgio Napolitano aveva detto che «se il tema è da tanto tempo all’attenzione del Parlamento vuol dire che si tratta di una questione che meritava già di essere affrontata», allora l’anno dopo (2013) nominò un gruppo di «saggi» secondo i quali l’uso delle intercettazioni andava senz’altro ridotto. […]
Ma facciamola finita soprattutto noi giornalisti, i peggiori di tutti, sempre scontenti di ogni legge perché convinti che frugando tra le intercettazioni rilevanti o irrilevanti (decidiamo noi) potremo scovare notizie di «interesse pubblico» […] Esempi: quanti ne volete. Nel settembre 2017 Repubblica scrisse che la fondamentale intercettazione in cui si rivelava che «la patonza deve girare» era «il mondo in una frase», un'intercettazione che aveva «svelato il lato oscuro del potere», anzi, un «simbolo della stagione delle cene eleganti».
[…] Anche allora, nel 2017, direttori e cronisti volevano che nulla cambiasse. Anche allora il timore del «bavaglio» riguardava solo carte e verbali di persone note, soprattutto politici e cosiddetti colletti bianchi […] per Repubblica, nel 2017, la pubblicazione di un interrogatorio di una ragazza polacca stuprata […] era una cosa immorale, mentre riportare gli audio neppure depositati della escort Patrizia D’Addario che s’intratteneva con Silvio Berlusconi (erano audio privati) invece era morale […]
Il 29 settembre 2015, nel giorno in cui l’avvocato Caterina Malavenda (Corriere, e avvocato di Marco Travaglio) dimostrava un sensazionale talento comico e invitava i giornalisti a essere giudici delle intercettazioni che potevano pubblicare, il Fatto Quotidiano […] pubblicava […] «le conversazioni dell’ex ministro De Girolamo, ritenute irrilevanti», col dettaglio, appunto, che erano totalmente irrilevanti.
Ma al Fatto non basta che le intercettazioni siano irrilevanti: le cavalca anche quando sono inesistenti. Non stiamo parlando della vicenda incivile che riguardò le tre ministre Brambilla e Carfagna e Gelmini (governo Berlusconi) quando si vociferò di un’intercettazione (mai vista) secondo la quale la Carfagna avrebbe detto di aver fatto una fellatio a Berlusconi: una sciocchezza, che fece il giro del mondo […] a scriverla fu uno specialista, Fabrizio D'Esposito, che aggiunse che il contenuto hard delle intercettazioni poteva aver spinto Berlusconi a forzare la mano sull’ennesima legge-bavaglio. Ecco, le intercettazioni non esistevano. […]
CAPOLAVORO
[…] il capolavoro di Marco Travaglio […] il caso di malcostume giornalistico più grave e costoso del Dopoguerra, la diffusione della notizia su un’intercettazione in cui Berlusconi definiva la Merkel «culona inchiavabile». Non esisteva. Non è mai esistita. Ma nel settembre 2011 il Fatto mise la frase inesistente nel titolo di prima pagina («Berlusconi ha detto culona alla Merkel») e poi a pagina 3 («Cucù, la Merkel è inchiavabile») e Travaglio scrisse nell'editoriale: «La posizione dell’Italia non migliorerebbe se, per rimediare, Berlusconi dicesse che Merkel è un culetto inchiavabile».
ANGELA MERKEL SILVIO BERLUSCONI
[…] Non sapremo mai quanti miliardi di euro e quanti punti di spread sia costata questa faccenda, sappiamo che l’intercettazione non esisteva. Sappiamo che Il Fatto, ora, ha ancora il coraggio di esistere, che vorrebbe sempre più intercettazioni (esistenti, magari) e anche le dimissioni di Carlo Nordio (per una legge che non ha ancora fatto) e poi sappiamo che, di passaggio, ha messo in piedi una scuola di giornalismo.