Estratto dell'articolo di Giuseppe Legato per “la Stampa”
Dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro, porta in Piemonte – a Moncalieri e Carmagnola – la primula rossa inserita in cima all'elenco dei latitanti di massima pericolosità del Ministero. E' Pasquale Bonavota, originario di Sant'Onofrio, provincia di Vibo Valentia i cui interessi economici e mafiosi tracciano un asse Calabria-Piemonte-Roma. La sua è una parabola anomala dal punto di vista giudiziario perché – per la cronaca va detto – è ricercato – ovunque ma senza una condanna definitiva sul casellario giudiziale. Le sentenze che ne avevano dichiarato la colpevolezza su due omicidi sono state annullate dalla Cassazione. […]
già a 16 anni deve fare i conti con le conseguenze di una pesante faida nel paese d'origine. Bonavota contro Petrolo. Morti, sangue, anche di gente che non c'entra niente sparata in una piazza pubblica durante il giorno dell'Epifania. Una strage. […]
La Squadra Mobile di Torino lo rintraccia nella comoda camera di un hotel a ridosso di piazza Bengasi, in via Montebianco già nel 2001. La famiglia Bonavota ha un bar a pochi metri di distanza gestito dalla ‘ndrina dei Serratore[…] i poliziotti troveranno personaggi del calibro di Giuseppe Belfiore, fratello dell'assassino del procuratore di Torino Bruno Caccia e altri personaggi di un certo rilievo criminale.
Pasquale Bonavota - la cui ‘ndrina a Carmagnola è stata disarticolata dall'operazione della Dda Carminius – chiede a Raffaele Serratore di Moncalieri «di procurargli un cane – si legge agli atti – a cui tagliare la testa per lanciarla nel cortile di una persona e convincerla a pagare». Ancestrale nella violenza, ma anche moderno nel pensiero. Un boss a due facce.
LATITANTI PIU PERICOLOSI - PASQUALE BONAVOTA
Che non dimentica le regole fondative delle cosche, ma si evolve guardando al business (nella zona sud di Torino i videopoker): «Mio padre ha detto una parola che allora io non capivo perché ero un ragazzo : se uno vuole fare il malandrino devi avere pure la mentalità, perché il malandrino, non si fa con il fucile, ormai si fa con il cervello, con diplomazia».
E quando le famiglie rivali decidono di raggiungerlo a Moncalieri per uccidere lui e i fratelli, l'agguato va a vuoto. In quel bar, identificato dai killer per ucciderlo, lui non c'è. E' in fuga, come oggi, da pallottole e manette.