PROTESTE, STRISCIONI, CORTEI: STUDIARE NO? - AL LICEO RIGHI DI ROMA RAGAZZI CON LA GONNA E TOP PER PROTESTA CONTRO LA PROF CHE AVEVA RIPRESO UNA LORO COMPAGNA DI CLASSE. “MA CHE STAI SULLA SALARIA?” - “I TEMPI SONO CAMBIATI, QUELLA FRASE MI HA OFFESA”, DICE LA RAGAZZA” – GIA’, I TEMPI SONO CAMBIATI. IN PEGGIO. A SCUOLA I RAGAZZI SONO STATI PRESI A BACCHETTATE SULLE MANI, MESSI DIETRO LA LAVAGNA O INVITATI AD ANDARE A ZAPPARE LA TERRA DAL PROF DI TURNO. EPPURE QUESTE CARNEVALATE, FOMENTATE ANCHE DA GENITORI CORRIVI, NON CI SONO MAI STATE - LA PRESIDE ANNUNCIA L'APERTURA DEL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE NEI CONFRONTI DELLA PROFESSORESSA

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Flaminia Savelli per "il Messaggero"

 

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Al suono della campanella si sono presentati in gonna e top. Così gli studenti del liceo scientifico Augusto Righi hanno replicato alla prof. che aveva ripreso una compagna di classe. «Ma che stai sulla Salaria?», aveva detto la docente riprendendo la giovane indicando la maglietta troppo corta.

 

La polemica si è accesa e si è allargata fino alla provocazione: «La sorpresa è stata vedere tanti compagni maschi vestirsi da ragazza per solidarietà. È questo il messaggio che volevo far arrivare. I tempi sono cambiati, come abbiamo dimostrato. Quella frase mi ha offesa e la scelta migliore era riferirla alla preside e alle mie compagne» commentava ieri Rebecca, la studentessa rimproverata, all'uscita della scuola di via Campania. Un polverone quello che si è sollevato sulla frase, secondo i ragazzi del liceo Righi, «sessista e inopportuna».

 

 LE REAZIONI Ecco perché gli alunni hanno deciso di presentarsi non solo con la pancia scoperta ma anche con il segno rosso disegnato sul viso, il simbolo della violenza sulle donne. Così hanno sfilato tra i corridoi e partecipato alle lezioni di educazioni fisica. «Sono amico di Rebecca ma lo avrei fatto per qualunque ragazza» racconta Fulvio, studente del quarto anno, che ieri in classe è andato indossando gonna, strass, top. Anche per il giovane, un'occasione per lanciare un messaggio non solo di vicinanza: «Non poteva passare sotto silenzio l'offesa ma era necessario, e speriamo di esserci riusciti, far capire che soprattutto in una scuola il linguaggio è importante e meritiamo di essere trattati con rispetto».

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Tutti in abiti succinti dunque. Come Sofia, Leila e Martina, amiche e alunne del 4 E: «Non ci abbiamo dovuto neanche pensare, quella frase l'avrebbe potuta dire a chiunque» spiegano tenendosi per mano: «I prof non erano molto contenti. Lo abbiamo capito quando le interrogazioni sono partite da chi era vestito con la gonna. Ci hanno detto che era solo un caso a noi non è sembrato. Altri insegnati invece hanno voluto aprire un dibattito per parlare di cosa era accaduto. Abbiamo comunque dato un segno, ci siamo fatti sentire e questo ci rende molto felici». Un coro di voci dunque, quello che si è registrato ieri tra i banchi del Righi: «Tutte possiamo essere Rebecca e per questo vogliamo essere ascoltati».

 

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LA SCUOLA Una protesta e una polemica su cui è intervenuta la preside, Cinzia Giacomobono: «Aprirò come atto dovuto il procedimento disciplinare nei confronti della professoressa, ma spero che questa vicenda si possa risolvere in modo costruttivo e formativo per tutti, corpo docente e ragazzi».

 

 

Per la studentessa la scuola ha invece attivato una serie di incontri con la polizia Postale «per farle comprendere che quelli che ha avuto sono comportamenti che nessuno dovrebbe mettere in atto perché possono ritorcersi contro», ha spiegato. Una questione spinosa anche per gli altri docenti: «La frase, così riportata, è stata infelice. Speriamo ora che tutto si risolva e che si torni alla normalità. Siamo i primi a prestare attenzione ai nostri studenti e alla loro sensibilità. Ecco perché siamo molto dispiaciuti» hanno commentato i docenti al termine delle lezioni.

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