Giulio De Santis per il ''Corriere della Sera - Cronaca di Roma''
Una fetta di kebab nella bustarella per non fare controlli. È la tangente estorta, secondo l' accusa, da una coppia di poliziotti al gestore egiziano della rosticceria il «Wurstellone» in via dei Platani, quartiere Centocelle. Ora gli (ex) agenti del commissariato Prenestino, Vincenzo Di Ruzza e Cosimo Di Cataldo, sono stati condannati in primo grado a quattro anni di reclusione con l' accusa di concussione. Oltre a loro, i giudici della sesta sezione collegiale, presieduta da Paola De Martiis, hanno anche condannato un egiziano, El Mohamed Said, che ha fatto da intermediario per i poliziotti con l' imprenditore in modo da convincerlo a «pagare».
Il collegio ha invece assolto Bruno Frazzini, 55 anni, ancora in servizio. Da poche settimane, va ricordato, due vigili sono sotto processo con l' accusa di aver preteso un gelato dal gestore di una gelateria per non fare ispezioni.
Dal kebab al gelato: tangenti misere imposte per arrotondare lo stipendio. La vicenda, come detto, si svolge tra il 2008 e il 2010. I due agenti - finiti ai domiciliari nel novembre di nove anni fa - conoscono El Said, che scoprono essere in buoni rapporti con Mohamed Deyab Yakan Badawy, egiziano con regolare permesso di soggiorno. L' imprenditore è noto nella zona di Centocelle per la qualità della sua cucina. Ecco che allora Di Ruzza e Di Cataldo studiano il modo per persuadere il gestore a mangiare gratis.
Iniziano a svolgere ispezioni pretestuose, durante le quali prospettano l' eventualità di elevare multe rilevando violazioni. I due agenti si fanno appoggiare da una spalla, che racconta al kebabbaro quanto sia pericoloso non ascoltare i consigli di Di Ruzza e Di Cataldo. Meglio evitare «rogne» e gratificare gli agenti, sussurra all' egiziano l' amico doppiogiochista.
Da quel momento i due agenti - come ricostruito dal pm Francesco Marinaro - si recano più volte a settimana dal 2008 in poi a fare uno spuntino al Wurstellone. Un giorno mangiano kebab, un altro trovano sul piatto un tramezzino, fanno anche il pieno di rustici, che addirittura portano via «a chili» come sottolinea il pm nel capo d' imputazione. Tutte le volte, insieme al cibo, il gestore accanto al piatto fa trovare anche bibite. A un certo punto, Di Ruzza e Di Cataldo pensano di poter chiedere ancora di più.
Di Ruzza, infatti, si fa pagare un viaggio in Egitto per tutta la famiglia. Costo del tour tra le piramidi: 2mila e 400 euro. Il suo compagno Di Cataldo - difeso dall' avvocato Francesco Desideri - si fa comprare un i.phone e due notebook. In altre parole: tangenti di contorno. Perché in realtà è proprio il kebab l' oggetto del desiderio da far trovare ai due agenti. Tuttavia a un certo punto il kebabbaro decide di reagire. Lui sa di essere un commerciante in regola. E quindi li denuncia.
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