Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo e Sandro De Riccardis per “la Repubblica”
Vendere informazioni agli 007 di Putin. Catturare le immagini di strade e piazze delle città, realizzare dossier su imprenditori, mappare le “zone grigie” di caserme e siti militari. A Milano e Roma ma anche oltre: tra gli obiettivi, anche la base Nato di Aviano. E poi l’inquietante progetto delle “dash cam” da installare sui taxi per avere il monitoraggio dei movimenti nel capoluogo lombardo e nella Capitale, per schedare i volti e gli spostamenti di soggetti potenzialmente interessanti.
Un’operazione di spionaggio e raccolta di informazioni messa in piedi da due imprenditori residenti a nord di Monza, accusati di un reato pesantissimo come la “corruzione del cittadino da parte dello straniero”, aggravata dalla finalità di terrorismo ed eversione.
Due lupi solitari, entrati in contatto online con soggetti ritenuti esponenti dell’intelligence russa, raggiunti ieri dall’avviso di conclusione indagini firmato dal procuratore capo di Milano Marcello Viola e dall’aggiunto Eugenio Fusco, responsabili dell’Antiterrorismo, e dal pm Alessandro Gobbis.
L’indagine del Ros di Milano, con la sezione criptovalute dei carabinieri dell’Antifalsificazione monetaria di Roma, è partita nell’aprile 2024, tracciando alcuni pagamenti che i due spioni della Brianza avevano ricevuto per le prime missioni portate a termine.
In apparenza due insospettabili: amici e colleghi, 60 anni uno e 34 l’altro, sono formalmente imprenditori con svariati interessi dall’immobiliare al turismo, ma anche — dimostrano le indagini — con competenze tecnologiche. Il più giovane animato da una forte simpatia per la Russia e da sentimenti anti occidentali e di odio verso l’Ucraina. Al suo fianco, il sodale più anziano, attratto più dal possibile ritorno economico che dalla passione per la geopolitica.
Gli italiani agganciano gli agenti dell’Fsb scrivendo una mail a un account istituzionale dei servizi. Poi le conversazioni si intensificano su Telegram, canale forse ritenuto più sicuro. Duemila euro in criptovalute vengono documentati come uno dei pagamenti per i primi lavori: le foto di zone della città — tra cui il Duomo di Milano — e le informazioni (ricavabili anche da fonti aperte, come il database della Camera di commercio) su tecnici capaci di produrre droni, altro strumento che il gruppo voleva utilizzare per la propria opera di monitoraggio.
Tra le missioni, anche il dossieraggio di un imprenditore italiano che ha lavorato nel campo dei droni e della sicurezza elettronica tra il nostro Paese e la Russia. Di questo obiettivo, i due brianzoli sapevano con che macchina si muoveva e avevano persino la mappa dei suoi spostamenti.
Ma per gli investigatori questa sarebbe solo la punta di un iceberg di missioni portate a termine e che non sono state documentate, retribuite dai tre ai diecimila euro. Importante, a livello di sicurezza nazionale, anche l’intenzione di tracciare caserme e siti militari, sia di apparati dello Stato che, da quanto emerge, della Nato: come la base militare di Aviano, in Friuli.
VLADIMIR PUTIN - AGENTI DELL FSB - SERVIZI SEGRETI RUSSI
[…] Tra i progetti più inquietanti, rimasti sulla carta, quello di creare una rete di controllo attraverso le telecamere installate sui taxi, con l’obiettivo di catturare volti, incontri e spostamenti sia verso l’esterno che all’interno dell’autovettura.
Intere città sotto gli occhi dello spionaggio russo? A questo scopo i due indagati avevano anche proposto a diverse cooperative di taxi di Milano — totalmente ignare del progetto — un piano che prevedeva l’installazione a titolo gratuito degli occhi elettronici sulle vetture. Una straordinaria occasione di infiltrazione. Chi ha seguito l’indagine parla di uno scenario «preoccupante».
Quali erano gli scopi dello spionaggio? Tra le ipotesi, la caccia a informazioni su soggetti considerati d’interesse, ma anche possibili azioni di sabotaggio, al momento non documentate nell’indagine. Agli imprenditori sono state chieste anche informazioni “classificate”, quindi super segrete, ma anche questa missione sarebbe rimasta lettera morta.
Racconta però molto degli interessi russi in Italia e dei rischi che questo patto avrebbe potuto comportare. È un fatto che anche l’intelligence italiana, con gli 007 dell’Aise, l’agenzia dei servizi di sicurezza che si occupa dell’estero, abbia collaborato all’inchiesta milanese.