QUALCOSA NON TORNA SULLA MORTE DI MATTIA MINGARELLI - IL TRENTENNE FU TROVATO SENZA VITA IN UN BOSCO IN VALMALENCO ALLA VIGILIA DEL NATALE 2018 MENTRE ERA IN VACANZA IN BAITA, ORA LA SORELLA CHIEDE ALLA PROCURA DI NON CHIUDERE IL CASO: “NON ARCHIVIATE, NON FU UN INCIDENTE. NON SIAMO NOI A DIRE CHE NON PUÒ ESSERE CADUTO DA SOLO NEL BOSCO, RIMANENDO LÌ PER 17 GIORNI SENZA ESSERE TROVATO DA CHI LO HA CERCATO ANCHE IN QUEL PUNTO, SONO GLI ATTI DI INDAGINE A PARLARE”

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Barbara Gerosa per www.corriere.it

 

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Come è morto Mattia Mingarelli? L’esito dell’autopsia parla di «fratture occipitali e orbitali compatibili con una caduta contro una roccia o un oggetto contundente, che insieme allo stato di assideramento ne hanno provocato il decesso».

 

Ma anche di un ematoma sotto un occhio, che potrebbe far pensare a un colpo ricevuto. Per la Procura di Sondrio, che per due volte ha chiesto l’archiviazione del fascicolo ancora aperto per omicidio a carico di ignoti, segni provocati da una scivolata sul sentiero impervio.

 

mattia mingarelli mattia mingarelli

«Non è stato un’incidente. Non siamo noi a dire che non può essere caduto da solo nel bosco, rimanendo lì per 17 giorni senza essere trovato da chi lo ha cercato anche in quel punto, sono gli atti di indagine a parlare».

 

Ne è convinta la sorella Elisa che non arretra di un passo e chiede che si continui ancora ad indagare: «non cerchiamo un colpevole a tutti i costi, ma solo una spiegazione logica e coerente che ci dica cosa è davvero successo a mio fratello». Mattia Mingarelli, 30 anni, agente di commercio in un’azienda vinicola, viveva a Albavilla.

 

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A tre anni di distanza la sua morte resta un mistero. Scomparso la sera del 7 dicembre 2018 mentre era in vacanza nella baita di famiglia in località Barchi, 1700 metri di quota, a Chiesa in Valmalenco. Ritrovato cadavere la vigilia di Natale in un bosco accanto alle piste da sci. Il colpo mortale alla nuca, l’ematoma al volto, una scarpa poco più in alto.

 

Il 2 febbraio si terrà l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari di Sondrio che dovrà decidere in merito alla nuova opposizione all’archiviazione presentata, tramite i legali, da papà Luca, mamma Monica e le sorelle Elisa e Chiara.

 

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La sera della scomparsa Mattia era atteso a cena in un locale a venti metri dalla sua abitazione. Non arriverà mai. L’ultimo a vederlo un rifugista della zona, Giorgio Del Zoppo, interrogato a lungo e mai indagato.

 

Non sono amici, si conoscono a malapena. «Abbiamo bevuto un bicchiere insieme e mangiato un tagliere di salumi, poi se n’è andato», racconta. Sarà lui il giorno dopo a trovare nella neve il cellulare del ragazzo: inserisce la sim e chiama il padre del trentenne.

 

Diciassette giorni di buio fino al ritrovamento del corpo in un punto battuto dalle ricerche: i soccorritori erano passati a sette metri di distanza, lo dicono i tracciati del gps. Stefania Amato e Paolo Camporini, avvocati della famiglia, ora chiedono nuove indagini e svelano particolari inediti. «C’era un terzo uomo quella sera nel rifugio. Una persona che agli inquirenti ha reso dichiarazioni, poi ritrattate, sul presunto coinvolgimento di Del Zoppo nella scomparsa di Mattia. Non solo. La baita è stata posta sotto sequestro, ma i sigilli sarebbero stati violati e la cantina si è allagata poche ore prima dell’arrivo dei Ris.

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All’interno sono state trovate tracce ematiche appartenenti al rifugista e Dante, il cane da cui Mattia non si separava mai, invece di seguire il padrone, la notte della scomparsa è entrato nell’abitazione di Del Zoppo.

 

Abbiamo depositato consulenze che avanzano ipotesi alternative all’incidente, a partire dal fatto che il corpo sarebbe stato portato solo successivamente nel luogo dove è stato trovato». Mattia si sarebbe sentito male.

 

Nel sangue sono state trovate tracce di alcol e droghe leggere. Secondo i pm si sarebbe incamminato lungo il sentiero fino alla caduta fatale. «Quantità minime, tali da non comprometterne la lucidità — ribatte Elisa —, lo dice l’esame tossicologico. Devono spiegarci perché mio fratello si sia avventurato da solo nel bosco, senza telefono, senza torcia, con un abbigliamento inadatto».

 

«La Procura generale alla quale è stata chiesta l’avocazione delle indagini, non ha ritenuto di concederla, giudicando il nostro operato consono — dice il procuratore facente funzioni di Sondrio Elvira Antonelli —. Tutti i campi sono stati esaminati, nulla è stato tralasciato. Non sono emersi elementi che possano suffragare, la tesi dell’omicidio. Ora spetta al Gip decidere».

 

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