Erasmo Marinazzo per “Il Messaggero”
Finita la paura, passato l'allarme, si cerca di recuperare la serenità e valutare con attenzione un fenomeno inquietante. Troppi i casi, troppo ravvicinati, per non fare dei singoli episodi un'unica sequenza dove il gioco si unisce all'emulazione e provoca drammi.
L'ultimo episodio in provincia di Lecce, in un paese del nord Salento. Una corda e una sedia nel bagno della scuola e il tentativo di una bambina di ripetere sequenza e movenze che una settimana fa, a Bari, hanno provocato la morte di un bambino di nove anni. Per fortuna in questo caso senza esiti mortali.
cappio per la hanging challenge
IL CAPPIO
La bambina ha colto l'occasione del permesso di andare in bagno accordatole da una delle maestre, attrezzandosi alla meno peggio per realizzare un cappio da stringere attorno al collo, assicurando l'altro capo della corda a un sostegno abbastanza robusto a sostenere il suo peso. Per fortuna alcune compagne hanno visto quello che stava per compiere e hanno subito allertato il personale scolastico e le maestre: il loro tempestivo intervento ha scongiurato il peggio.
Anche in questo caso potrebbe trattarsi di un hanging challenge, una di quelle sfide impossibili alimentate via social. La prova, in questo caso, è restare sospesi nel vuoto. L'inchiesta avviata dalla Procura per i minorenni di Lecce ha già incamerato, con le cautele del caso, alcune certezze, fornite dalla stessa bambina protagonista dell'episodio: la piccola, infatti, ha chiarito di non aver cercato di fare altro se non quello che non è riuscito al suo coetaneo del quartiere San Girolamo di Bari, e cioè restare sospesa senza perdere i sensi. Con una differenza ancor più inquietante: averlo fatto a scuola.
si indaga sulla hanging challenge
Il racconto delle compagne di classe hanno messo subito in moto servizi sociali e la Procura dei minori. Pur con la cautela del caso, le indagini dovranno chiarire il contesto in cui è maturato il gesto della bambina: se e quali dispositivi elettronici i suoi genitori le consentano di usare; se l'accesso ad app e social sia libero o controllato e quanto tempo la bambina sia solita trascorrere on line.
L'ALLARME DELLA PROCURA
Dubbi e perplessità tra cui muoversi con delicatezza. Le stesse indagini della Procura barese sulla tragedia della scorsa settimana non hanno per il momento trovato un nesso causale tra le sfide sui social e il gioco che ha provocato la morte del bambino.
Diversamente da quanto accertato per un altro evento tragico, avvenuto il 21 gennaio a Palermo, dove una bimba di 10 anni ha perso la vita partecipando - e stavolta non ci sono dubbi - a una challenge online.
ragazzini a rischio coi social
Il procuratore dei minori di Bari Ferruccio De Salvatore lancia l'allarme sul tema che lega i comportamenti dei più piccoli alle difficoltà relazionali dovute alle misure di contenimento del Covid-19: «Noi dobbiamo tener conto che con riferimento a determinate fasce di età lo spirito di emulazione è molto forte. Il problema c'è ed è stato esasperato dalla pandemia, perché molti giovani, soprattutto adolescenti, si sono rinchiusi e sono diventati aggressivi con sé stessi e gli altri. Sono aumentati i casi di cutting, cioè il taglio degli arti con lamette, e i tentativi di suicidi che coinvolgono fasce d'età sempre più basse».