Giacomo Amadori per “la Verità”
Ostriche De Claire Dousset, gamberi rossi imperiali, ricci di mare, carpaccio di capesante con la zucca, tartare di tonno con le puntarelle. E di fronte a un menù costellato di tali prelibatezze che si sono accomodati, all'apice della trattativa per la vendita di 24 M-346 all'aviazione colombiana, l'ex premier Massimo D'Alema e l'amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo. Si sono dati appuntamento al ristorante Pierluigi, uno dei migliori indirizzi per degustare plateau di crudo a Roma. Questo locale, con pescheria a vista, si trova in piazza de' Ricci a 300 metri a piedi da piazza Farnese dove ha il suo quartier generale la fondazione Italianieuropei, presieduta dall'ex ministro degli Esteri.
Due pranzi la cui importanza può essere apprezzata solo ricordando quanto è successo prima e dopo quegli appuntamenti conviviali. In autunno D'Alema si era rivolto a Profumo per sponsorizzare il proprio gruppo di lavoro durante la trattativa per rifornire l'esercito colombiano di nuovi armamenti, tra aerei, navi e sommergibili, per un valore di 4 miliardi di euro. D'Alema e i suoi collaboratori pensavano di poter incassare almeno 80 milioni di provvigioni. Quando l'ex primo ministro bussa alla porta di Profumo è già in corso un'altra trattativa intermediata dalla società colombiana Aviatek di Luis Zapata.
LA MAIL INDIRIZZATA A MASSIMO DALEMA DEL DIRIGENTE DI LEONARDO PER LA VENDITA DI ARMI AI COLOMBIANI
Il vecchio leader della sinistra pensa di scavalcare il competitor indigeno, probabilmente puntando sui buoni uffici dell'amico Profumo. Che in effetti mette in contatto D'Alema con i vertici della divisione commerciale e in particolare con il vicepresidente Dario Marfé che il 15 dicembre scrive a D'Alema una mail con allegati i dépliant informativi di alcuni sistemi radar: «Le brochure sono indicative delle caratteristiche principali dei prodotti» scrive il manager, «in particolare per i radar Atcr 33S - 44S e Par sono in atto avanzamenti tecnologici e miglioramento delle prestazioni che qualora di interesse potranno essere riassunti in una presentazione dedicata».
In calce i saluti: «Con i colleghi della divisione Elettronica resto a disposizione per eventuali chiarimenti / approfondimenti. A presto risentirLa anche sul tema M-346».Ovvero l'affare riguardante i 24 caccia del valore di 2,13 miliardi. Un prezzo che, in caso di successo, avrebbe fatto scattare un ricco premio per D'Alema e i suoi.
massimo dalema tratta con edgar fierro 3
Ma sembra che nessuno abbia in alcun modo ritenuto necessario ufficializzare il ruolo del fondatore di Liberi e uguali nella trattativa e il contratto di intermediazione stava per essere firmato con l'avvocato Umberto C. Bonavita dello studio Robert Allen Law di Miami, nome indicato proprio da D'Alema o da uno dei suoi uomini, Giancarlo Mazzotta.
L'8 febbraio l'ex segretario del Pds, Profumo e il direttore generale della divisione navi da guerra di Fincantieri, Giuseppe Giordo, si sono anche collegati per una videoconferenza con il ministro della Difesa colombiano Diego Molano Aponte che, però, diede buca agli illustri interlocutori italiani.La cosa mandò su tutte le furie D'Alema che ebbe una discussione con il broker Francesco Amato, il quale aveva organizzato quella call e che sino a quel giorno si era impegnato per l'affare a proprie spese.
UNA VIDEOCHIAMATA CON MASSIMO DALEMA
L'ultimo battibecco con il «presidente» lo ricorda Amato: «Gli ho detto: "Mi parli di contratti da oltre sei mesi, dove cazzo stanno 'sti contratti? Io il lavoro l'ho fatto, tu mi stai prendendo per il culo". Lui mi ha risposto: "Tu non mi parli così". E io di rimando: "Io ti parlo come cazzo voglio caro presidente". E lui: "Con te non parlo più"».
MASSIMO DALEMA E LA VENDITA DI ARMI IN COLOMBIA - I DOCUMENTI CONTRAFFATTI CHE I BROKER ITALIANI HANNO PROVATO A RIFILARE A LEONARDO E FINCANTIERI
Dopo il fallimento del collegamento con il ministro uno stretto collaboratore di D'Alema, Mazzotta, aveva scritto ad Amato: «Mi sono speso personalmente con il Presidente, mettendoci la faccia, e francamente, nonostante i miei ottimi rapporti con lui, credo che si sia disaffezionato a proseguire».Il 10 febbraio D'Alema si era lamentato sia della figuraccia che di Amato con l'ex paramilitare colombiano Edgar Fierro, uno dei mediatori: «[] l'altra sera, da noi era sera, quando non ci siamo collegati con il ministro, questo ha creato un problema molto serio di credibilità [] perché chiaramente ci sono delle pressioni sui vertici delle aziende, di altri, che dicono "ma no, questo canale non funziona, dovete rivolgervi a noi, perché questi non hanno rapporti con il governo colombiano". Questi saremmo noi, chiaro?».
E quanto al broker aveva aggiunto: «Amato è un simpatico giovane, a volte fa un po' di confusione, come succede alle persone più giovani». Ma mentre la trattativa sembrava complicarsi D'Alema e Profumo si sono visti ben due volte a pranzo da Pierluigi. Ancora nessuno sapeva in che business fosse coinvolto l'ex premier. Uno dei due appuntamenti risale alla prima metà di febbraio, nei giorni in cui D'Alema incontra l'ambasciatrice colombiana e, in compagnia di Profumo, non riesce a parlare con il ministro della Difesa del Paese sudamericano.
A quel primo pranzo i due, che sono (separatamente) clienti saltuari del ristorante, si presentano accompagnati da un gruppo di persone. La comitiva si accomoda nel dehor esterno riscaldato. Un po' di giorni dopo i commensali diminuiscono e a tavola si ritrovano solo in quattro. Mangiano le rinomate crudités del locale e un secondo sempre di pesce. Il tutto annaffiato da vino bianco.Il 21 febbraio l'avvocato Bonavita sembra certo e manda questo messaggio ad Amato: «Questa settimana chiudo definitivamente con le ditte italiane. Con questo abbiamo il mandato. Entro giovedì devo avere in mano i due contratti».
Cioè il 24 febbraio, quando effettivamente, ci sarebbe stato l'ultimo contatto ufficiale con Leonardo. Nelle stesse ore, come detto, D'Alema e Profumo pranzano di nuovo insieme. Poi le fughe di notizie fanno deragliare l'affare. La possibile mediazione dell'ex premier esce come indiscrezione sul sito Sassate. Il giorno dopo La Verità pubblica l'audio in cui l'ex leader del Pds parla dei suoi futuri possibili guadagni. Scandisce: «Siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro». Viste le aspettative immaginiamo che il conto da Pierluigi lo abbia pagato D'Alema.