QUEL CARAVAGGIO È COSA NOSTRA – LA NATIVITA' RUBATA A PALERMO NEL 1969 È STATA FATTA A PEZZI O È ANCORA INTEGRA IN SICILIA? – LA COMMISSIONE ANTIMAFIA RISCRIVE 25 ANNI DI INDAGINI DEI CARABINIERI DEL NUCLEO TUTELA PATRIMONIO ARTISTICO – PER ANNI SI PENSAVA CHE IL QUADRO FOSSE STATO FATTO A PEZZI PER ACCAREZZARE L’EGO DEI MAFIOSI, MA LE NUOVE RIVELAZIONI…

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Estratto dell’articolo di Giuseppe Lo Bianco per "il Fatto Quotidiano"

 

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Rubato una notte di pioggia (…), poi consegnato alla mafia e rivenduto in Svizzera a ricettatori senza scrupoli che l' hanno frantumato in sei-otto parti, come sostiene la commissione Antimafia, oppure ancora integro (…)  e conservato a casa di un boss palermitano, come sostiene uno dei collaboratori più informati dei segreti tra Stato e Cosa nostra, Franco Di Carlo?

 

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Per risolvere il giallo del Caravaggio rubato dall' altare maggiore dell' Oratorio di San Lorenzo a Palermo, la notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969, la Procura riparte dall' interrogatorio di Guido De Santis, uno dei (presunti) ladri che quella notte, secondo il pentito Gaetano Grado, staccarono dalla cornice la tela con un taglierino, la caricarono su un furgone Om per poi, scoperti da Grado, consegnarla allo stesso boss, che l' affidò al suo capo mandamento Stefano Bontade e da questi venne infine "girata" all' allora capo dei capi Tano Badalamenti, in contatto con un ricettatore svizzero venuto in Sicilia per acquistarla. E per dividerla "in sei o otto pezzi", come si usava allora per accarezzare l' ego degli acquirenti, tutti così possessori di un pezzo del Caravaggio, e ovviamente realizzare il massimo profitto.

gaetano grado gaetano grado

 

(…)  è solo l' ultima verità raccolta dalla commissione Antimafia che riscrive 25 anni di indagini dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio artistico. (…)

Per anni gli investigatori dell' Arma seguirono una pista che partiva da un' imbeccata del fratello di un boss della famiglia di Porta Nuova, interrogato in un paesino della Calabria, dove faceva il commerciante.

(…)

 

Da quella casa nei pressi di corso Tukory, nella zona dell' Università, il quadro sarebbe stato portato a Ponte Ammiraglio e affidato al boss Pietro Vernengo, per poi finire nelle mani di Rosario Riccobono, a capo della famiglia di Resuttana, dalla parte opposta della città, per poi finire di nuovo alla cosca di Porta Nuova, a Gerlando Alberti, detto 'u paccarè, che l' avrebbe seppellito avvolto in un tappeto dentro una cassa in un terreno di sua proprietà.

 

(…)

 

gaetano badalamenti gaetano badalamenti

Si scoprì che 'u paccarè aveva tentato di vendere il quadro per ben tre volte, come riveleranno altri collaboratori: la prima a Milano, con il trasporto della tela, la seconda nel '74, nella zona di Torino, e due carabinieri infiltrati arrivarono ad un passo dal recupero. E la terza nel '79, poco prima dell' omicidio di Boris Giuliano, quando a trattare l' affare fu un agente dell' Fbi, già della Cia e della Dea, amico di Giuliano: Tom Tripodi (…) si finse un emissario delle famiglie americane e arrivò anche lui ad un passo dal quadro.

 

Che, per l' allora comandante del Nucleo tutela patrimonio artistico, il generale Roberto Conforti, scomparso lo scorso anno, che coordinò con grande passione e professionalità quella lunghissima indagine, sarebbe ancora integro: "(…) Quel quadro forse non si è mai mosso dalla Sicilia(…)", dichiarò nel 2002.

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Ed è la stessa convinzione del collaboratore di giustizia Franco Di Carlo, che il quadro ha recentemente dichiarato di averlo visto nella casa di un boss di Partanna Mondello, nel 1981.

 

(…) E le parole di Grado? "Probabilmente - è la convizione di Di Carlo - fa confusione con un' altra vicenda legata ad un' opera d' arte. Una statua che, quella sì, venne portata in Svizzera, a Ginevra, dopo essere stata periziata da un' esperta".

 

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