Giulia Torlone per "il Venerdì di Repubblica"
Gli avvocati italiani non godono di ottima salute. Dopo 37 anni, per la prima volta, la professione forense si contrae e, tra entrate e uscite, scende di 3.200 unità rispetto all'anno precedente. A darci la fotografia esatta è il Censis che, nel rapporto annuale presentato in collaborazione con la Cassa Forense, mostra come l'avvocatura stia vivendo il suo periodo peggiore.
Nel 2021 sono stati ben ottomila i professionisti che hanno lasciato l'attività e di questi 6 mila sono donne. Più della metà degli iscritti alla cassa previdenziale di categoria, 140 mila dei 241.830, non raggiunge la soglia dei 30 mila euro di reddito annui e si attesta intorno ai 38 mila lo stipendio medio.
Troppi professionisti, sempre meno cause intentate e un'età media intorno ai 50 anni, sembrano essere alcuni dei problemi irrisolti. «Il numero alto di avvocati presenti in Italia è un tema avvertito da molto tempo», spiega Emanuele Rossi, prorettore all'orientamento e docente di diritto costituzionale alla Scuola Sant' Anna di Pisa.
«È una professione che ha avuto il suo boom dopo Mani Pulite, crescendo poi nei primi anni del Duemila. Con il tempo c'è stata una leggera flessione, perché molti hanno preferito lavorare nelle amministrazioni locali o nelle aziende per avere un posto di lavoro più sicuro».
Un altro dato da menzionare, infatti, è quello degli ottomila avvocati che hanno lasciato la professione favoriti anche dalla riapertura, dopo anni, dei concorsi nella pubblica amministrazione. Esiste, poi, all'interno dell'avvocatura, un marcato gap di genere.
La distanza fra il reddito medio di una avvocata e quello di un avvocato è tale che occorre sommare lo stipendio di due donne per sfiorare il livello medio percepito da un uomo: 23.576 euro contro i quasi 51 mila. «L'ingresso nella professione è stata favorita da un forte aumento delle facoltà di Giurisprudenza in ogni provincia.
Se da un lato ne abbiamo poche che hanno una vocazione propria, come l'Università di Trento che ha una specializzazione internazionale, la maggior parte ha un'impostazione classica degli studi e demanda al mercato e alla competizione l'affermazione del laureato nel mondo del lavoro» conclude Rossi. E il mercato appare talmente saturo che ben un terzo degli avvocati italiani si dice pronto a lasciare la professione.