Lucio Fero per www.blitzquotidiano.it
Mottarone, un magistrato in parte disfa ciò che l’altro magistrato ha fatto. Il primo magistrato a metter mano ne ha messo tre in galera, il secondo ne ha messi fuori due e ai domiciliari uno. Il primo magistrato pensava potessero fuggire o inquinare le prove, il secondo lo esclude.
Soprattutto il primo magistrato pensava tutti e tre sapessero e fossero sodali nella scelta di disattivare i freni d’emergenza per fare andare la funivia mentre il secondo magistrato trova illogico che due di loro lo sapessero e di fatto ritiene responsabile della scelta criminale solo uno dei tre.
Quindi il secondo magistrato pensa i vertici innocenti a fil di logica però punta sui dipendenti che materialmente apponevano i cosiddetti forchettoni e aggiunge: “potevano rifiutarsi”. Tra un magistrato e l’altro le responsabilità dell’accaduto vanno polverizzandosi in nebulosa in espansione.
Io li ho messi, loro sapevano… No, mai saputo
È nei diritti delle difese ed era prevedibile: i tre indagati (restano tali) scaricano ciascuno la responsabilità sull’altro. Uno dei tre ammette la pratica continuata e recidiva di far andare la funivia senza freni. Aggiunge di averlo fatto perché i capi volevano non si fermasse, quindi vuole spartire con gli altri due la colpa. Gli altri due negano di aver mai saputo della scelta e della pratica dei forchettoni.
Il primo magistrato aveva trovato inverosimile non sapessero, il secondo ha trovato logico non sapessero. Però i forchettoni venivano regolarmente apposti, quindi più d’uno sapeva: i tecnici, gli operai, quali, chi? E che rilevanza penale sta nell’aver saputo? Quando sarà processo, sarà slalom e labirinto tra reciproci scarica barile.
INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE
Freno scattava perché fune si stava rompendo?
Forse il freno ripetutamente scattava da settimane proprio perché la fune traente si stava rompendo. Ma uno dei tre indagati ha detto: è successa una cosa che accade uno volta su un milione.
E pare abbia detto qualcosa di analogo quando la squadra in funivia metteva i forchettoni annulla freni e pare, anzi questo è sicuro, che tutti coloro che mettevano mano abbiano in qualche modo condiviso l’idea del non può succedere, non succede quasi mai. Invece stava succedendo, ma quel che stava succedendo non si aveva occhi per vederlo.
Perché, a monte e a valle della funivia chiamata Italia, è stata abolita la regola del non si fa perché non si deve fare. Sostituita dalla regola del non si fa solo se c’è controllo, altrimenti, se conviene, si fa. Controllo non c’è quasi mai e la manutenzione etica del proprio agire è attività desueta ed ormai esotica. Controllo non c’è, né da parte altrui né da parte di se stessi.
Ci può essere sfortuna, dannata e maledetta sfortuna, l’unica remora il timore della sfortuna. Ecco, tra nebulizzazione in atto delle responsabilità e legittimo scarica barile processuale ci si avvia verso la stazione del 14 morti… di sfortuna. Una bestemmia incivile.