Antonello Guerrera per repubblica.it
La torre di Sparkhill a Birmingham
Sta accadendo qualcosa di assurdo in Regno Unito. Negli ultimi giorni, si sono verificati diversi casi di assalti incendiari ad antenne o centraline della rete ultraveloce per cellulari di ultima generazione 5G, o almeno presunti tali. È capitato a Birmingham, Liverpool, Melling (sempre nell'inglese Merseyside) e ora anche a Belfast, in Irlanda del Nord. In alcune circostanze, subito dopo online sono spuntati video che riprendono alcune persone attaccare le antenne e poi esultare al grido di "fuck 5G" o anche "viva la revolución". Filmati subito cancellati da Youtube e altre piattaforme.
Come mai? La risposta è in alcune teorie complottiste che girano da qualche tempo online e che legano, senza alcuna prova scientifica, la piaga del coronavirus all'introduzione, ancora graduale, della rete telefono-dati 5G. Sono due le teorie del complotto più diffuse online.
La prima sostiene che le reti 5G indebolirebbero il nostro sistema immunitario, rendendoci quindi più esposti al coronavirus. Questa teoria, rilanciata oltremanica dal controverso tabloid Daily Star, è sostenuta, tra gli altri, da un attivista e professore di filosofia del College dell'Isola di Wight, ma scientificamente è una bufala perché le onde radio del 5G e le sue radiazioni elettromagnetiche sono ben sotto il livello di guardia internazionale, addirittura 66 volte in meno del limite oltre il quale radiazioni e onde possono modificare il Dna e quindi creare gravi problemi alla salute come i tumori.
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La seconda teoria del complotto sostiene invece che grazie alle reti 5G "i batteri riuscirebbero a comunicare e a diffondersi più velocemente e densamente" nelle nostre comunità e dunque in questo caso anche il coronavirus sarebbe facilitato nella sua azione. Anche questa ipotesi è stata rilanciata dallo stesso "Daily Star", citando uno studio del 2011 di alcuni ricercatori della Northeastern University di Boston e di quella di Perugia per cui "i batteri riuscirebbero a comunicare" e diffondersi meglio grazie a un solido supporto elettromagnetico. Uno studio controverso, che non è mai stato pienamente dimostrato. Ma soprattutto, il coronavirus è, appunto, un virus: non un batterio.
Tra l'altro ci sono Paesi, come l'Iran, che non hanno nemmeno iniziato la sperimentazione del 5G, ma dove il coronavirus ha fatto comunque strage. Ma tutto ciò non è bastato a placare la psicosi e i dilaganti complottismi online. Anzi, sono stati ritwittati e condivisi anche da alcune personalità del cinema e della tv, come l'attore americano Woody Harrelson o le star televisive anglosassoni Jason Gardiner e Amanda Holden. Oggi in conferenza stampa, il ministro britannico Michael Gove ha definito queste teorie "sciocchezze pericolosissime". Mentre il capo della sanità britannica Stephen Powis si è detto "assolutamente furioso e disgustato dal comportamento di queste persone che attaccano infrastrutture che invece sono utilissime per combattere l'emergenza coronavirus".
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