S. Can. Per il Messaggero
«In questa vicenda l'unico che ne esce bene è il Comitato tecnico scientifico: a domanda rispondemmo subito. La Valle andava chiusa, e subito. Poi però venimmo a sapere che molte aziende del Bergamasco avevano delle commesse, anche con la Cina, che non potevano perdere. E credo che abbiano continuato a lavorare anche durante il lockdown, pensi un po'».
Un autorevole componente del Cts conferma a Il Messaggero quanto è già contenuto negli atti ufficiali. Il Cts, davanti al boom di contagi e morti disse immediatamente che occorreva istituire le zone rosse a Nembro ed Alzano, i due comuni al centro della pandemia. Allarmi non ascoltati. Invece la decisione si perse nel rimpallo tra governo e Regione, tra Roma e Milano. Nonostante i dati trasmessi in quei giorni dagli ospedali al Pirellone.
Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, spiega che all'epoca venne sollevata «l'attenzione sulle aree dove c'erano il numero maggiore di casi e sono state fatte, con una tempistica stringente e non perdendo assolutamente tempo, tutte le analisi che hanno permesso al decisore politico di fare le scelte del caso».
Ma chi era il decisore? Già il 23 febbraio la Regione di Attilio Fontana decise la riapertura dell'ospedale di Alzano, per esempio. E con una lettera firmata da Giuseppe Marzulli, il direttore dell'ospedale di Alzano, il 25 febbraio si chiedeva di chiudere l'ospedale a causa del Covid-19. Una lettera che rimase però inascoltata.
LE TAPPE «Nei giorni successivi come riportato in una lettera pubblicata dal quotidiano Avvenire si apprende che diversi operatori, sia medici che infermieri, risultano positivi ai tamponi per Covid19, molti di loro sono sintomatici». Anche l'ospedale diventa un cluster.
Attenzione il 23 febbraio non è un giorno casuale perché si decide di chiudere Vo' e Codogno. Si arriva così al consiglio del Comitato tecnico scientifico. Il Cts propone «di adottare le opportune misure restrittive già prese nei Comuni della zona rossa al fine di limitare la diffusione dell'infezione nelle aree contigue. Questo criterio oggettivo potrà, in futuro, essere applicato in contesti analoghi».
ospedale pesenti fenaroli di alzano lombardo
Intanto, in loco, le pressioni per non arrivare alla serrata sono fortissime. Arrivano dal mondo degli industriali, dal distretto che non vuole finire dentro la zona rossa. Ma non finisce qui. Perché il 2 marzo l'Istituto superiore di sanità lancia un altro allarme. La strada indicata è quella del comitato tecnico scientifico, ma non accade nulla. In poche parole, gli scienziati hanno già detto al governo che occorre intervenire con le maniere forti.
Una pratica che dall'11 marzo, quando l'Italia viene proclamata zona protetta, le Regioni adotteranno in autonomia. In Calabria, nel Lazio, in Campania. Appena l'indice R0 finisce fuori controllo, i presidenti intervengono con specifiche ordinanze. Come d'altronde gli è consentito dalla legge.
«In materia di igiene e sanità pubblica e di polizia veterinaria» possono essere «emesse dal presidente della giunta regionale e dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale». Ma ad Alzano e Nembro ciò non avvenne.
COMITATO TECNICO SCIENTIFICO Conte - COMITATO TECNICO SCIENTIFICO CONTE E FONTANA