Estratto dell'articolo di Giampiero Timossi per "La Stampa"
«Quattro italiani su cinque preferiscono rischiare di starsene a letto, a casa, piuttosto che vaccinarsi contro l'influenza». Salute! L'analisi di Matteo Bassetti fa più rumore di uno starnuto, apre una nuova polemica e non arriva a caso: è il D-day della nuova campagna vaccinale, il giorno della partenza. «Ma quale polemica? È solo un elemento di riflessione su quanto accaduto un anno fa, faccio il mio lavoro e leggo i dati, poi saranno sociologi o politici a dire perché e come si deve rimediare», replica Bassetti, professore ordinario di Malattie Infettive all'Università di Genova.
Allora professor Bassetti, partiamo dai numeri. Cosa dicono?
«Che un anno fa solo un italiano su cinque ha scelto di vaccinarsi contro l'influenza».
Sarebbe stato necessario comportarsi in modo differente?
«[…]15 milioni di italiani sono rimasti a letto, inattivi, ovviamente con relativi costi previdenziali almeno per i lavoratori dipendenti. Questo nei casi meno gravi, senza pensare ai ricoveri e ai decessi».
I vaccini non convincono gli italiani, perché?
«Purtroppo vince troppo spesso la paura e mi spiego meglio. Nel 2021 la paura del Covid fece salire la vaccinazione antinfluenzale: si arrivò a una copertura del 65% tra gli anziani, gli over 65. E nella popolazione generale, tutti gli altri, si arrivò quasi al 24 per cento. […]».
Gli ultimi dati invece?
«Passata la paura ecco che la percentuale crolla intorno al 18 per cento nella popolazione generale. Però, elemento più preoccupante, oggi solo un anziano su due si vaccina, siamo scesi dal 65 per cento al 50».
È solo una questione di paura?
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«No, non solo. Durante la pandemia i medici venivano ascoltati, poi il discorso è tornato in mano ai Dottor Google, i medici non medici».
[…] Torna l'obiezione: chi non si vaccina punta quasi sull'influenza, scommette sulla possibilità di starsene a casa una settimana.
«Io sono un medico e dico che il vaccino antinfluenzale riduce le complicazioni, possono essere respiratorie e penso alla polmonite, ma anche cardiache o gastrointestinali. Vaccinarsi significa difendere gli ospedali, evitare il solito assalto e le polemiche che temo arriveranno puntali anche quest'anno tra Natale e Capodanno».
Vaccinarsi non è sempre facile. Prima si procede con i fragili e non sempre i vaccini si trovano.
«Falso, è un altro luogo comune. I vaccini ci sono, sono gratuiti e si possono fare anche in farmacia. I servizi delle farmacie oggi, la loro integrazione con il sistema sanitario, sono una delle poche cose positive che ci ha lasciato la pandemia. […] Il problema semmai è quello opposto: i vaccini non mancano, vanno invece buttati, con uno spreco per le casse dello Stato».
[…] Invece di vaccinarsi non si può risolvere tutto dopo, con un semplice antibiotico?
«Ecco il grande paradosso: chi urla tanto contro i vaccini perché arricchiscono le big pharma finisce con l'arricchire davvero le grandi aziende farmaceutiche con l'acquisto di farmaci e antibiotici. Chi crediamo li produca? Le aziende sono le stesse».
[…] Che influenza sarà?
«Lo abbiamo saputo ad agosto, dai report dell'inverno appena trascorso in Australia: sarà un'influenza pesante. Per questo bisogna aumentare la percentuale dei vaccini, come fanno nella maggioranza dei Paesi europei». […]
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