Estratto dell'articolo di Giulia D’Aleo per “la Repubblica”
«Che utensile da cucina vorresti essere? ». «Un mestolo. Mi piace aggiungere sapore». Questo scambio di messaggi raccontato da Wired Us è bizzarro per più di un motivo. Primo: a parlare tra loro sono due chatbot,[…] Secondo: è così che, in un futuro non lontano, si troverà la propria anima gemella. O quantomeno è quello che credono le app di dating.
Gli utenti in carne e ossa iscritti a Volar, lanciata lo scorso anno negli Stati Uniti, possono allenare il proprio assistente virtuale e creare una controfigura in grado di replicarne interessi e modo di parlare. A questa verrà delegato il lavoro difficile: rompere il ghiaccio e gestire in autonomia le prime conversazioni con i chatbot dei potenziali partner, risparmiando tempo prezioso all’utente, che dovrà solo rileggerle e decidere quali proseguire per conto suo.
[…] tutti i più grandi attori del settore si stanno muovendo nella stessa direzione, puntando su spalle virtuali che aiutino a flirtare grazie all’intelligenza artificiale. La speranza è di porre un freno alla crisi che ha travolto le app di incontri: secondo un sondaggio Axios, l’80 per cento dei ragazzi della Gen Z le trova frustranti e più macchinose di un incontro dal vivo. E così le diserta in massa.
La corsa agli armamenti è già iniziata, anche se molti sono ancora in fase di annunci. […] Chissà che si riesca a invertire l’andamento catastrofico degli ultimi tre anni: dal 2021, il numero di utenti delle dating app è sceso da 154 a 137 milioni. I Millennial, che ne avevano decretato il successo nel primo decennio del Duemila, rimangono il 61 per cento degli utenti totali, ma in tanti instaurano relazioni stabili, si sposano e abbandonano l’app.
Solo il 26 per cento, invece, fa parte della Gen Z, perché «l’amore e il sesso non sono più al centro della loro vita come lo è, per esempio, l’amicizia, e quindi, rispetto a Millennial e Boomer, sono meno interessati alle dating app — sostiene Carolina Bandinelli, sociologa e autrice di “Le postromantiche” — , chi fa parte di questa generazione ne mette in discussione la centralità nella propria vita».
Così il valore di mercato della società statunitense Match Group, che tra le sue dating app vede Hinge, Meeting e la pioniera Match. com, è crollato dell’80 per cento dal 2021, passando da 50 a 10 miliardi. Ma è i l suo cavallo di battaglia, Tinder, a scontare le perdite maggiori: se tre anni fa registrava 75 milioni di utenti attivi, oggi ne conta 50 milioni.
A penalizzarla è anche una fama che non riesce più a scrollarsi di dosso: «Lì nessuno vuole davvero conoscerti, cercano solo sesso — dice Sara, 21enne romana — . Meglio conoscersi dal vivo. Non se la passa meglio nemmeno Bumble, nata come alternativa femminista a Tinder, il cui valore è sceso dai 15 miliardi del 2021 a meno di tre miliardi, penalizzata anche da alcune campagne pubblicitarie poco apprezzate, che invitavano le utenti ad «abbandonare il nubilato».
Ma alcuni problemi comuni a molte app avevano reso i più giovani diffidenti già da tempo. «Su Lovoo arrivano costantemente immagini osé — racconta Marina, 26enne di Napoli — .
Succede anche su Tinder, ma è più facile segnalare».
[…] Ecco allora l’intervento salvifico dell’intelligenza artificiale: «L’obiettivo di creare un assistente che dialoghi in modo naturale è anche quello di trattenere gli utenti il più a lungo possibile», spiega Vincenzo Cosenza, esperto di marketing e tecnologia.
Il futuro prossimo, sostiene, è fatto di chatbot con cui parlare usando la voce: «La modalità vocale avanzata di Chatgpt è già realtà. Potrebbe servire a simulare un appuntamento dal vivo».