Estratto dell’articolo di Monica Serra per “la Stampa”
«Perché così tanta cattiveria? Perché? È l'unica cosa che vorrei sapere. Se potessi, è questa l'unica cosa che chiederei a Filippo». Non ha più la forza di parlare Andrea Camerotto, lo zio di Giulia Cecchettin. […] Di Filippo Turetta, da quarantotto ore in una cella del carcere di Verona con l'accusa di averla sequestrata e uccisa, «a me non importa», sospira al telefono. […] Negli occhi di Gino Cecchettin, il papà di Giulia, c'è tutta l'umanità e la dignità del mondo.
Commuovono chi lo incontra, chi bussa alla sua porta solo per abbracciarlo in un'incessante processione che va avanti a Vigonovo anche questa domenica mattina, due settimane dopo la scomparsa della figlia. E lui non si tira mai indietro. È lui ad abbracciare. È lui a stringere la mano. È sempre lui a consolare. Proprio lui, riesce ad avere un gesto gentile per tutti. Non si tira mai indietro.
LA RICOSTRUZIONE DELL OMICIDIO DI GIULIA CECCHETTIN
Come se nelle parole degli altri, dei vicini, dei ragazzi che lo fermano per strada, dei motociclisti che ieri hanno portato i mazzi di rose bianche sul suo cancello, riesca a ritrovare un po' anche Giulia. «Io sono sotto choc», gli dice un ragazzino che si avvicina alla ringhiera piena di fiori, di lettere, di poesie per sua figlia che qui, in questa piccola comunità stretta nel dolore, è diventata un po' «la figlia di tutti».
giulia cecchettin e la sorella elena
[…] Filippo Turetta […] è sorvegliato a vista, lui ha già chiesto dei genitori. Solo di loro. Non potrà vederli prima dell'interrogatorio di garanzia davanti alla giudice Benedetta Vitolo, che si terrà domani. A chi lo ha guardato negli occhi, il ventunenne è sembrato «dimesso» e «provato».
Ha chiesto di poter leggere qualche libro, si è informato sulle regole del regime carcerario, ha scambiato qualche parola anche col cappellano dell'istituto, a cento chilometri da casa. Dopo una settimana nel carcere di Halle, in Germania, dove è stato arrestato dopo mille chilometri di fuga, sabato è rientrato in Italia, scortato dai responsabili dello Scip e dai carabinieri. Due settimane dopo, sono tante le cose da chiarire, i buchi neri da colmare. Se domani, col suo avvocato Giovanni Caruso, decidesse di parlare, di rispondere alle domande del gip e della procura, forse sarà proprio lui a spiegare. Ma al di là delle indagini, delle accuse, ci sono cose che neanche Filippo Turetta potrà mai del tutto chiarire. Su tutte una, che si domanda zio Andrea Camerotto: «Perché così tanta cattiveria? Perché?».