Romina Marceca per “La Repubblica”
CHIARA PETROLINI CON LE AMICHE
L’interno è quello della sala d’attesa del nucleo investigativo dei carabinieri di Parma, muri freddi e aria tesa. Lontano dalle luci di New York e dal panorama mozzafiato sull’Empire state building. Sono le 11,51 del 19 agosto scorso e la famiglia Petrolini è appena arrivata in città dopo dieci giorni negli Usa.
E’ l’ora della verità per i genitori di Chiara. Che subito dopo si preoccuperanno non solo del fatto che la figlia “ha rovinato la vita tua e a tutti” ma anche di “come faremo a girare in paese e a guardare le persone in faccia? A guardarci?”.
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Roberto e Elisa Petrolini vengono informati dai carabinieri di essere indagati insieme alla figlia di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. I tre vengono lasciati soli dentro la sala d’attesa per quasi un’ora, le cimici e le telecamere nascoste registrano tutto. Il dialogo dei tre finisce nell’ordinanza di cui Repubblica è entrata in possesso.
La prima a parlare è la madre: “Chiara tu lo sapevi? Chiara dimmi la verità, l’hai buttato tu?”. La studentessa di 21 anni, adesso ai domiciliari e per la quale il tribunale del Riesame ha deciso il carcere, minimizza: “Ma no”. Sua madre non molla: “Chiara qua andiamo in prigione”. E lei, seduta sul divano: “Ma no”. Madre: “Chiara dimmi tutto per l'amor del cielo. Chi è ’sto bambino? Chiara c’entri tu? Ma stai scherzando? Ma cosa hai fatto? Chiara andiamo in galera”.
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La figlia inizia la sua sequela di bugie: “Ma non sono… non l’ho ucciso io”. Si ostina a negare la realtà già in mano agli investigatori. Per poi aggiungere: “Ho fatto tutto da sola”.
I genitori di Chiara non mollano. “Cosa è successo?”, le chiedono ripetutamente. Fino a quando lei incalzata risponde: “Niente, era mio”. E il papà ancora non ci crede: “Ma come facevi che non avevi nemmeno la pancia?”. E continua, ricostruendo adesso nella sua mente gli ultimi eventi: “Quel sangue che ho trovato mercoledì era tuo. Ma non avevi la pancia, non ci credo”.
Nella sala d’attesa la tensione è palpabile, i genitori cercano risposte che non avranno. Mamma: “Non ci credo, fammi vedere il test di gravidanza”. Chiara: “Non l’ho fatto”. Fino a quando il padre dirà: “Tu stai coprendo qualcuno”. Chiara: “Mi sto prendendo le mie responsabilità”. Il nervosismo sale. “Beh Chiara, sai bene quello che stai dicendo e di cosa stai parlando?”. E lei: “Cosa dovevo dire?”. La mamma a questo punto perde la pazienza: “Ma sei normale?”.
“Si parla di omicidio”, le ricorda la madre. E la ragazza nega: “Ma non l’ho ucciso. E’ nato, era…cioè non sapevo cosa fare”, vacilla Chiara. La mamma continua a chiedere: “Ma cosa vuoi dire? È nato e morto? Ma dove lo hai messo sto bambino?”. Anche il padre alza il tono: “Oh, Chiara ci devi spiegare”. E la mamma riflette: “Eri così tranquilla a New York”. “Non lo ero”, dice Chiara.
“È da manicomio”, si arrende la mamma. E Chiara dice: “Avevo paura, lo so” e piange. Poco dopo dirà: “Sono rimasta incinta”. Ma negherà per la terza volta che il bambino era vivo: “Quando è nato non respirava”. Il padre continua a non darsi pace: “Ma dove lo hai messo ’sto bambino? Dov'era, Chiara? Ma come facevi ad andare a lavorare che avevi la magliettina stretta?”.
Dopo le prime poche verità, lo sconforto assale Roberto Petrolini: “Chiara, ma perché?”. Chiara: “Pa’... non sapevo cosa fare”. E lui: “Ma dillo, no? Ti abbiamo sempre aiutato in tutto”. E la madre: “Ma ci sono i genitori, oh. Ma sei deficiente?”.
“Così ci hai rovinato la vita”, le dice il padre. È la mamma che dice quello che succederà quella sera stessa: “Questo qui è un omicidio. Hai presente adesso che dobbiamo andare via da casa?”. E aggiunge: “Anche via dall’Italia”. Chiara abbassa lo sguardo.
I genitori di Chiara in un primo momento credono che Chiara stia coprendo Samuel. Padre: “Samu non c'era?”. Chiara: “Lui non se n’è mai accorto, lui non lo sa! Non lo sapeva”. Chiara guarda dritto verso i genitori. La madre a questo punto mette in dubbio ancora tutto: “Ma dai Chiara, dai su, cioè veramente adesso stiamo dando dei numeri. C'è un bambino nato e noi non ce ne siamo accorti? Dov'è la tua pancia?”.
E mima con le mani la dimensione di un neonato. Chiara ripete: “Mamma ma perché dovrei dire una balla?”. Il padre le risponde: “Per nascondere qualcosa di Samu”. Ma Chiara è netta: “Ma cosa me ne frega”. Fino a quando la mamma si arrende: “Hai fatto tutto da sola?”. Chiara risponde “Sì”. “E dove lo hai messo questo bambino?”, chiede ancora la madre. “Eh, l’ho seppellito in giardino”. Non finisce l’incredulità dei genitori.
“Lì dove fa sempre i buchi…(il cane, ndr)”, dice il papà. “Ma Chiara siamo stati male una settimana”. E lei: “Eh, io di più”. A questo punto la madre sbotta: “Beh non mi sembrava”. Chiara: “Non sto nascondendo niente”. E anche il padre va dritto: “Eh, non lo so. Se ce l’hai nascosto fino ad a ora”.
Certo, non sbaglia. E a questo punto si confronta con la moglie: “Ma te non te ne sei mai accorta?”. La moglie riflette e risponde: “No. Solamente una volta le ho detto: ‘Non metterti quei pantaloni bianchi ti fan la pancia’. No, questa è una disgrazia. Questa è una disgrazia”.
La disperazione della mamma cresce di minuto in minuto: “No vabbé. Ma come facciamo adesso a guardare in giro e andare. Guardarci, non lo so. Io non lo so. L'altro giorno quando ho detto: ‘I figli, bisogna pensarci bene prima di fare i figli, se no uno ce l’ha sul piede”. Va bene?". Poi riprendono le domande sul bambino: “Quindi quel sangue che è in casa è suo? Dov'è successa sta roba”.
Chiara: “Giù mamma”. E il padre: “Quando ha detto che aveva il ciclo..”. “Abbondante”, aggiunge la madre. Chiara annuisce. E parte un’altra domanda della mamma: “Ma non prendevi la pillola? Scusa eh se te lo chiedo”. Lei risponde a monosillaba, la testa bassa: “No”. “Brava, brava. Neanche il preservativo?”. La figlia: “Siiiii. Ma’, lo so. Potete anche non parlarmi più e non vedermi più”. Allora la madre si dispera: “Chiara ma perché? Ti abbiamo sempre aiutato, ma perché non ce l'hai dette queste cose qui?”.
Chiara: “Mamma avevo paura, non lo so”. E ricomincia a piangere. “Chiamavamo l'ambulanza e tutto filava liscio e non succedeva niente. Non succedeva niente. Perché a 21 anni si può purtroppo rimanere incinta e avere un bambino, ma non fare queste cose qua. Ste cose qua sono da criminali. Da criminali”, alza la voce la madre. “Eh lo so”, dice Chiara a capo chino.
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“No, non lo sai”, ribatte la mamma. Che continua: “Puoi cambiar città. Poi con il lavoro che volevi fare te Chiara. A contatto con i bambini, cioè, brava, il top. Ero così tranquilla e serena. Ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai ammazzato un bambino”. E Chiara continua a dire: “Non l'ho ammazzato io”.
Non si ferma la donna: “E poi sei venuta a New York così con tanta serenità”. “Non ero serena, mamma”, risponde Chiara. E la donna: “Beh Chiara, non mi sembravi neanche molto distrutta. E poi ci hai preso in giro per una settimana. Che disgraziata.
Ne ha dette di ogni di questa qui che ha abbandonato, e ce l'avevamo in casa. E sei tu. Non me lo sarei mai aspettato un lavoro del genere da te. Adesso siamo nei casini tutti. E la tua vita è rovinata. C'hai la fedina penale sporca. Va ancora bene che ci hanno fatto tornare”.
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Infine la mamma chiede a Chiara: “E hai tagliato il cordone ombelicale così? (mimando il gesto, ndr)”. E dove hai buttato il cordone?”. Chiara: “Il mio? Nel water”. A questo punto la madre inorridisce: “Nel water? Ma parliamo di un giallo, di un thriller. Signore dammi la forza di reagire a questo perché non ce la posso fare. Io mi domando con che faccia guardo le altre persone adesso in paese? Mi sento morire”.
Solo quasi un mese dopo i genitori sapranno le altre verità: Chiara ha ucciso il bambino partorito il 7 agosto, e i bambini sotterrati in giardino sono due, e Chiara aveva negato tutto anche davanti alle evidenze delle indagini. Madre e padre sono ancora indagati, ma la procura ha già chiesto l’archiviazione per la loro posizione. Sono stati creduti dalla procura. Davvero, loro, non sapevano nulla.