Irene Famà per "la Stampa"
«Ho sbagliato a condividere quelle foto, è stata una sciocchezza che ho pagato cara. Ora il Tribunale mi ha fornito un' occasione di crescita». Al ventinovenne che nella primavera del 2018 diffuse foto e video intimi della sua ex fidanzata in una chat degli amici del calcetto è stata concessa la messa alla prova, percorso alternativo per evitare processo e condanna.
Per lui niente più aule di tribunale, ma un anno di lavori socialmente utili. «Allenerò dei ragazzi disabili. Un' esperienza che mi arricchirà dal punto di vista umano. Mi troverò in un contesto in cui sarà fondamentale l' attenzione all' altro». Gli scatti della ragazza, maestra in un asilo del torinese, erano rimbalzati di cellulare in cellulare, tra compagni di calcetto, genitori degli alunni, colleghe e preside della scuola. E la giovane, vittima di pettegolezzi era stata costretta a lasciare il lavoro.
La vicenda finisce in Tribunale. Tredici mesi di reclusione per violenza privata e diffamazione è la pena inflitta alla dirigente dell' Istituto, accusata di aver obbligato la giovane a dimettersi e di aver convinto le altre insegnanti a trovare un pretesto per poterla allontanare.
Una mamma di una bambina dell' asilo e un' ex collega della maestra, che avevano inviato gli scatti a delle amiche, sono state condannate rispettivamente a un anno e a otto mesi. Il ventinovenne, difeso dall' avvocato Alessandro Dimauro, il processo l' ha evitato: all' epoca dei fatti il reato di revenge porn non era ancora stato inserito nella legislazione penale. Diffondere quelle foto è stata una mancanza di rispetto.
Perché lo ha fatto?
«È stata una goliardata».
Credeva di farsi bello con gli amici?
«Sì, diciamo così. Non pensavo, forse ingenuamente, che quegli scatti sarebbero stati divulgati. Li avevo inviati in un gruppo chiuso, la chat dello spogliatoio del calcetto.
Non volevo pubblicarli sui social e renderli fruibili a chiunque. Non credevo che ci sarebbero potute essere conseguenze peggiori. Pensavo che la questione si sarebbe chiusa lì, però la storia è stata gonfiata».
In che senso?
«Quella ragazza non era la mia fidanzata. Non stavamo insieme, ci frequentavamo da due settimane».
Poco importa, non crede?
«Sì, assolutamente. Ho sbagliato, lo so. E ho ammesso il mio errore».
Solo per le conseguenze giudiziarie?
«No, ho capito di aver sbagliato a priori. Non era mia intenzione farle del male, non è stata cattiveria. La scuola, invece, credo abbia agito per farla licenziare».
Se fossero state le sue di foto ad essere rese pubbliche, come si sarebbe sentito?
«Mi sarei vergognato molto. In questo periodo ho riflettuto a lungo su quanto accaduto, ho provato a mettermi nei panni della ragazza e credo che a livello umano avrei patito le stesse cose».
Lei è un uomo. I giudizi delle altre persone, davanti a suoi scatti intimi, sarebbero stati altrettanto denigratori?
«Forse no. Le foto di un uomo non avrebbero destato tanto scalpore».
La ragazza, però, ha perso il lavoro. Le ha parlato?
«Non ci siamo più sentiti. Ma già all' epoca, quando quegli scatti erano stati condivisi, mi ero scusato. Le avevo spiegato che non avrei mai voluto un epilogo del genere».
Anche i suoi amici hanno delle responsabilità. Vi siete confrontati su quanto accaduto?
«No, non ne abbiamo più discusso».
In famiglia?
«Non ho certo ricevuto pacche sulle spalle. Con mio padre abbiamo parlato a lungo, sin dal primo giorno. Mi ha ribadito che ho agito in maniera sciocca. Di cavolate nella mia vita non ne avevo mai fatte. Poi c' è stata questa, ma sicuramente non ne farò più».
Cosa dirà ai giovani che allenerà?
«Spero che di questa storia non sappiano nulla. Sono certo che da loro avrò molto da imparare, anche dal punto di vista umano. Già in passato, come hobby, seguivo dei ragazzini. È vero, l' allenatore è un punto di riferimento, ma lo scambio è reciproco».
Se un suo amico le mostrerà le foto private di una ragazza?
«Gli dirò di tenerle per sé, gli spiegherò che sono cose intime, non vanno divulgate».
Dovesse diventare padre, come affronterebbe l' argomento?
«Avessi una figlia, le direi di non inviare foto a nessuno, nemmeno a un fidanzato».
E se il figlio fosse maschio?
«Gli insegnerei ad avere rispetto per le donne».