OMICIDIO ROZZANO, LE TELECAMERE DI SICUREZZA RIPRENDONO LA VITTIMA E IL PRESUNTO OMICIDA
Estratto dell'articolo di Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”
«Mio padre era incredulo: come ci rimani quando pensi che un figlio di 19 anni uccide una persona?». Daniele Rezza risponde alle domande del giudice Domenico Santoro nel carcere di San Vittore. Sono le 11 di mattina. È freddo, tranquillo.
Racconta i momenti in cui ha detto ai genitori, al padre in particolare, di aver accoltellato a morte il 31enne Manuel Mastrapasqua: «Ma non ci credeva che avessi ucciso una persona, non riusciva ad accettarlo. Io mi confidavo più con mia madre che con mio padre, però anche lui mi vuole bene».
Davanti ai magistrati ricorda il momento in cui ha appreso la notizia della morte del 31enne: «Al mattino ho aperto Tik Tok e ho visto la notizia di un ragazzo morto a Rozzano e ho pensato che ero stato io, perché la via era quella, il punto era quello». Poi è quasi gelido mentre ricorda le sue sensazioni:
«Quando ho scoperto che il ragazzo era morto non è stato un granché, mi sentivo vuoto. A me dispiace, non conosco la famiglia di questo, ma ho tolto la vita a un cristiano che è figlio di qualcuno. Anche mio padre e mia madre, dargli questa disgrazia... non se lo sarebbero mai aspettato, ti dico la verità».
Ieri il giudice ha convalidato il fermo e disposto il carcere per omicidio aggravato e rapina, su richiesta del pm Letizia Mocciaro e dell’aggiunto Bruna Albertini: «Quella mattina anche mia mamma mi ha fatto vedere la notizia che un ragazzo di 31 anni era deceduto a Rozzano — ha messo a verbale —. Mio padre era incredulo, mi diceva “sarà stato qualcuno” e io dicevo “forse sono stato io”, ma mio padre era convinto che fosse stato qualcun altro».
I genitori di Rezza sono finiti nel mirino di molti sui social e non solo. Tanto che i carabinieri hanno attivato d’urgenza la «vigilanza generica radiocontrollata», il primo livello della tutela, per evitare possibili aggressioni.
I parenti della vittima li hanno accusati per non aver portato subito il figlio dai carabinieri. «Noi non sapevamo niente», s’è difesa ieri la madre. Mentre il padre, sentito a verbale, ha detto: «Pensavo che scherzasse». [...]
fa. Ma c’è il sospetto che il 19enne possa aver parlato anche del delitto per poi decidere di fuggire. «Io volevo già andare a costituirmi la sera stessa, ma i miei genitori ancora non ci credevano — ha detto al giudice —. Io prima di costituirmi volevo salutare i miei amici e far rassegnare i miei genitori che andavo. Sono stato con i miei amici fino all’una o le due di notte, poi sono tornato a casa».
La mattina dopo, sabato, la fuga in treno a Pavia poi in bus ad Alessandria con l’intenzione di arrivare a Torino e scappare in Francia: «Se volevo farmi veramente la latitanza non mi avvicinavo, perché alla fermata di Alessandria sono andato subito incontro ai poliziotti». Quando il 19enne ha ucciso Mastrapasqua aveva «bevuto 5-6 drink» e «due bottiglie di vodka nel tardo pomeriggio».
Poi il momento del delitto: «Appena l’ho visto in lontananza mi è partita la decisione di prendergli tutto, tutto quello che aveva. Gli ho direttamente strappato le cuffie che aveva messe dietro la nuca, al collo».
La vittima però reagisce: «Non ero molto lucido. Poi arriva l’adrenalina, mi difendo e ho preso il coltello conficcandoglielo sul petto ma l’ho tolto subito e non ho visto il sangue. Ho sentito solo un sospiro, qualcosa. E da lì sarà caduto a terra ma non ci ho fatto caso, perché sono scappato subito».
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