Ivano Marescotti e Checco Zalone
Quella volta che ha dovuto rifiutare un contratto con Mel Gibson, Ivano Marescotti se lo ricorda ancora, ma senza troppo rammarico. «Ero stato contattato dal grande attore e regista per interpretare il ruolo di Ponzio Pilato nel suo film La passione di Cristo - racconta -. Avevo fatto un provino che, evidentemente, gli era piaciuto molto e aveva detto: "Ti voglio".
Però io, quando seppi che mi aveva preso ed era pronto il contratto, ero in tournée con uno spettacolo e non potevo abbandonare la compagnia, altrimenti avrei pagato una penale piuttosto salata. La produzione del film si attivò immediatamente e sostenne le spese, affinché io potessi essere sostituito nello spettacolo teatrale. Cominciai dunque a lavorare sul personaggio molto importante della Passione: studiavo il copione che era in latino, ebraico, aramaico... Purtroppo, l'avvio delle riprese slittò di parecchi mesi e io, nel frattempo, avevo già firmato un contratto per un'altra tournée. Quando venni di nuovo chiamato da Gibson, dovetti rispondere: mi spiace, non sarò Ponzio Pilato».
Ivano Marescotti 2
Se n'è pentito?
«Non posso affermare che sia stato contento di rifiutare un lavoro di quel livello, ma mi sarei pentito di non rispettare l'impegno che avevo già preso con i miei colleghi teatranti».
Una carriera, la sua, ricca di titoli importanti, fra teatro, cinema, televisione, ma che è iniziata per caso e che ora annuncia ufficialmente di abbandonare...
«Non solo iniziata per caso, ma pure molto in ritardo! Finito il liceo artistico, mi ero iscritto alla facoltà di Architettura, poi vengo assunto come impiegato nell'ufficio di Urbanistica nel Comune di Ravenna, mi occupavo del piano regolatore, un lavoro che ho svolto fino all'età di 35 anni. Nel 1981, un mio amico mi propone di sostituirlo in uno spettacolo e mi chiedo ancora perché avesse pensato proprio a me, dato che non avevo alcuna esperienza scenica. Senza arte, né parte, senza conoscere il mestiere dell'attore, ho deciso di licenziarmi e di accettare questa avventura che, all'inizio, si prospettava come una occasione unica in tutti i sensi. Abbandonavo il certo per l'incerto assoluto, non sapevo dove sarei finito e non potrei consigliare a nessuno di compiere una scelta del genere, così radicale».
Ivano Marescotti 3
Coraggio o incoscienza?
«Incoscienza. Non avevo mai recitato in vita mia e, per affrontare un mestiere da zero, ci vuole stomaco forte, pelo sul cuore e anche tanto cu...».
E la facoltà di Architettura?
«Abbandonata... ormai a che mi serviva? Mi sono iscritto al Dams di Bologna, per costruirmi un po' di formazione. Anche perché non posso dire di aver mai avuto la cosiddetta vocazione, né interesse per la recitazione. La vocazione è una base che può esserci oppure no, quello che conta è il talento, che se c'è in qualche modo viene fuori. D'altronde, esistono altri colleghi che hanno iniziato tardi come me, perché magari facevano gli impiegati di banca, però la sera lavoravano nei locali di cabaret, facevano gavetta. Io niente di tutto ciò: sono spuntato in palcoscenico in maniera del tutto anomala».
Ivano Marescotti Hannibal
E dopo quella prima sostituzione attoriale, ha ottenuto subito altri contratti?
«Innanzitutto, quando mi sono dimesso dal mio impiego non avevo un soldo in tasca».
È stato mantenuto dai suoi genitori?
«Per carità! A parte che avevo una certa età, quindi non era giusto dipendere ancora dai miei, e poi mia madre era disperata, mi pigliava per matto, mi ripeteva "perché ti sei licenziato per fare il cumigènt", che da noi in romagnolo significa commediante. E infatti, quando sei a terra, noi romagnoli diciamo: hai una fame da commediante... e la prima cosa che mi chiedeva mamma, preoccupata, era "hai mangiato?".
Ivano Marescotti 4
Gli amici del mio paese, Villanova di Bagnacavallo, i parenti, i conoscenti che incontravo, dicevano: "Ah, adesso fai l'attore? Ma di lavoro che cosa fai? E con quello che guadagni riesci a vivere veramente?"».
Commenti non proprio incoraggianti...
«Certo che no, e per racimolare quindi altri contratti, decisi di andare a Roma. Giravo per le varie produzioni come un cretino e, mentre vagavo per la città, guardavo i clochard che dormivano per strada. Mi chiedevo: finirò come loro?».
Per fortuna non è finito sotto i ponti come i clochard...
«Dopo vari contrattini, la vera fortuna è stata l'incontro, nel 1984, con Giorgio Albertazzi. Ero angosciato, ma non volevo sentirmi sconfitto e mi presento al grande attore: sapevo che stava lavorando alla messinscena di una commedia, Il genio, firmata da due grandi autori, Damiano Damiani e Raffaele La Capria. Lui mi guarda ed esclama: questo ha una faccia che viene giù dal palcoscenico. Una frase che non dimenticherò mai e che mi ha dato la forza necessaria per insistere, per andare avanti. E infatti, poi, ho lavorato con Leo de Berardinis, Carlo Cecchi, Mario Martone, Sergio Fantoni, Thierry Salmon...».
Ivano Marescotti King Arthur
Non solo teatro, anche televisione e tanto cinema...
«Il primo film per il grande schermo l'ho girato con Silvio Soldini, nel 1990: era L'aria serena dell'ovest , il primo film anche per lui. La nostra strada era partita un po' in salita, poi è iniziata la discesa e sono arrivate le proposte di Marco Risi, Marco Tullio Giordana, Roberto Benigni...».
Con Checco Zalone due film...
«Quando mi chiamò per impersonare un leghista in Cado dalle nubi, non lo conoscevo, non sapevo chi fosse, così vado a vedere su internet e scopro che era uno che faceva ridere e ho subito accettato. Ricordo che era molto ossequioso con noi attori, addirittura si inginocchiava accogliendoci sul set...
Nel secondo film, Che bella giornata, Checco è diventato più sgamato. E dopo due film insieme, basta, altrimenti sembrava una compagnia di giro».
Ivano Marescotti 6
E poi «Hannibal» con Anthony Hopkins e la regia di Ridley Scott, dove lei interpretava il ruolo di Carlo Deogracias...
«Ho un ricordo straordinario di Anthony. Avevamo girato una parte del film in Italia, ma poi dovevamo tornare negli Stati Uniti e venimmo imbarcati su di un aereo privato. Quando arriviamo a Los Angeles, Anthony scende per primo, aspetta che io lo raggiungessi e, appena tocco il suolo americano, mi applaude e mi abbraccia esclamando: benvenuto in America!».
Insomma, per uno che non doveva fare l'attore, non c'è male.
«In effetti non posso lamentarmi, ho avuto tante belle occasioni e anche dei riconoscimenti, dei premi importanti...».
Ivano Marescotti Checco Zalone
Ma allora perché abbandonare?
«Sa che me lo sono chiesto anch'io? È stata una decisione che ho preso dal giorno alla notte, tuttavia era da qualche tempo che ci stavo pensando, forse mi ero stancato? Forse erano meno interessanti le proposte che mi venivano fatte? Oppure mi sembrava di fare sempre le stesse cose, quindi non vivevo più l'entusiasmo necessario degli anni passati...».
Che risposta si è dato?
ivano marescotti foto di bacco
«Nella mia vita, così come in quella di tutti, ci sono tre fasi: per quanto mi riguarda, fino ai 35 anni ho fatto l'impiegato, poi mi sono licenziato e ho iniziato la seconda fase svolgendo la mia carriera, adesso a 76 anni ho dato il via alla terza. E posso affermare di aver concluso la carriera in bellezza. Nel cinema, uno degli ultimi film che ho girato è Bar Giuseppe con la regia di Giulio Base, e abbiamo girato anche Criminali si diventa con un cast corale e la doppia regia di Luca Trovellesi Cesana e Alessandro Tarabelli; sul piccolo schermo, è andata in onda la fiction di successo Màkari con la regia di Michele Soavi; in teatro Zio Vanja con Paolo Pierobon, uno spettacolo di rango, prodotto dallo Stabile di Torino con la regia della ungherese Kriszta Székely, un bel lavoro che però è stato interrotto a causa del lockdown pandemico. Le repliche sono andate avanti dal 7 al 26 gennaio 2020, inoltre abbiamo fatto anche una gitarella a Budapest per soli 4 giorni... l'8 marzo tutto sospeso, tutto finito».
ivano marescotti foto di bacco
Perché ha deciso di annunciare pubblicamente di essere arrivato al capolinea?
«Non è frequente che uno abbandoni la carriera, ma l'ho annunciato perché continuavano a farmi altre proposte... dovevo continuare a dire di no a tutti, anche perché le tournée sono piuttosto stancanti, così come sono faticosi i set... E l'aver detto che seguivo l'esempio di Jack Nicholson è stata solo una battuta, non intendevo paragonarmi a lui, che oltretutto ha lasciato le scene a 73 anni, mentre io ne ho tre di più».
Come intende occupare le sue giornate?
«Sono un tipo rurale, mi ritiro nel mio paese, dove vivono le mie due sorelle, si respira una bella aria e si parla solo in dialetto. Di sicuro non lo farò da pensionato, in ciabatte, al parco: non si nasce vecchi, lo si diventa, ma io ho il mio da fare e tanto tempo libero da gestire finalmente a mio piacere. Prima cosa, continuo a seguire la mia scuola di teatro: mi piace trasmettere ai giovani quello che ho saputo, che so fare, inoltre ho una pila di libri da leggere che, in tutti gli anni trascorsi nella frenesia lavorativa, ho trascurato».
ivano marescotti
A proposito di giovani, sua figlia ha intenzione di seguire le sue orme?
«Ha 18 anni e frequenta il liceo artistico a Bologna e non mi ha manifestato desideri da attrice».
Perché si chiama Iliade?
«Perché la mamma è greca, e dovevamo trovare un compromesso».
Un suo sogno irrealizzato?
«Posso dire che, nella mia incoscienza iniziale, li ho realizzati tutti... ma se mai dovesse chiamarmi Spielberg per interpretare Re Lear, dato che ho pure l'età giusta per affrontare questo personaggio, bè... a lui non direi di no».
ivano marescotti ivano marescotti