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Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo e Massimo Pisa per “La Repubblica”
Ha ucciso la compagna incinta di sette mesi, 37 coltellate in salotto. Ha cercato di bruciare il suo corpo, lo ha nascosto e poi abbandonato dietro una fila di garage. Otto mesi dopo, singhiozza e chiede scusa davanti alla Corte d’Assise di Milano e ai familiari della vittima. Alessandro Impagnatiello — barba lunga, giubbino verde petrolio, jeans chiari e un fazzoletto fra le mani — fissa per tutto il giorno la punta delle scarpe.
Balbetta quando chiede di fare dichiarazioni spontanee: «Affronto qualcosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità. L’unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino». Appena inizia a parlare, Franco e Chiara Tramontano, il papà e la sorella di Giulia, escono dall’aula. Non ce la fanno ad ascoltare. A fissarlo, per quattro minuti, restano in piedi la mamma Loredana e il fratello Mario. Più tardi, sui social, Chiara scriverà: «Meriti di svegliarti ogni giorno in galera».
L’ex barman dell’Armani Cafè entra in aula alle 9.30, puntuale per la prima udienza del processo. Solo nel gabbione gli agenti della Penitenziaria gli tolgono le manette. È accusato di omicidio aggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto. Rischia l’ergastolo, anche per via della premeditazione che gli contestano la pm Alessia Menegazzo e la procuratrice aggiunta Letizia Mannella, che hanno coordinato le indagini dei carabinieri di Milano: per mesi prima dello scorso 27 maggio, giorno del femminicidio, l’uomo aveva cercato di avvelenare la compagna, incinta del loro Thiago.
Nel frattempo Impagnatiello aveva una storia parallela con una ragazza italo-inglese: l’incontro e la “solidarietà” fra le due donne contribuirono a smontare, poche ore prima del delitto, il suo castello di bugie. Così ora in aula — cambiata in corso d’opera perché la prima era troppo piccola — l’imputato singhiozza a testa bassa. Due donne lo difendono: Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. Due donne sono a capo della Corte: la presidente Antonella Bertoja e la giudice a latere Sofia Fioretta.
La famiglia di Giulia, a pochi metri, rappresentata dall’avvocato Giovanni Cacciapuoti, volge lo sguardo verso di lui quando lascia il suo posto per raggiungere il microfono: «Ci sono tante persone a cui devo delle scuse — sospira — ma vorrei rivolgermi a Giulia e alla sua famiglia. Ho distrutto la vita di Giulia, con loro me ne sono andato anche io. Anche se sono qui a parlare, non vivo più. Sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse».
L ABBRACCIO DI GIULIA TRAMONTANO CON L ALTRA DONNA DI IMPAGNATIELLO
[…] La Procura porterà al banco 33 testimoni e una montagna di f onti di prova: documenti, chat e intercettazioni. Agli atti un vocale che il 27 maggio Giulia mandò a un’amica: aveva appena incontrato la fidanzata parallela di Alessandro, tornando a Senago per troncare e ricominciare: «Lo lascio, andrò avanti con mio figlio». Un’ora dopo venne ammazzata. E ancora, tra i documenti c’è un video che oggi suona inquietante: mostra un “babyshower” dello scorso 17 marzo, una festa in famiglia nella casa di Senago per celebrare la futura nascita di Thiago. Solo che già da mesi, per i pm, Impagnatiello cercava di avvelenare la compagna col topicida.
In quel filmato compare un tappeto, assente nel momento del delitto (e poi messo al suo posto subito dopo), dettaglio che rinforza la tesi della premeditazione. Per gli investigatori, il barista era lucido, tanto che aveva avvertito il fratello Omar di non rivelare l’esistenza di un box di pertinenza perché lì nascondeva della marijuana. […]
GIULIA TRAMONTANO GIULIA TRAMONTANO