Estratto dell’articolo di Federico Rota per il "Corriere della Sera"
«Sono sempre stato un tipo pacato, ma istintivo. In quel momento ho pensato a mia moglie e al mio nipotino di 6 anni». Domenico Scarcella, 85 anni, è un maresciallo della Guardia di Finanza in pensione. A Longuelo, il quartiere di Bergamo in cui vive, tutti lo conoscono come Mimmo.
Sabato sera è stato svegliato di soprassalto da due rapinatori albanesi, di 26 e 27 anni, che hanno fatto irruzione nella villetta in cui abita con la moglie. Era a letto, lei stava leggendo in un’altra stanza. È riuscito a farli scappare sparando un colpo con la sua pistola (entrambi sono in carcere per rapina aggravata, il 27enne è stato ferito al collo di striscio), un revolver calibro 38 detenuto legalmente che teneva sotto il cuscino.
«Erano a una distanza di circa 80 centimetri, ho sparato in alto — dice indicando il segno lasciato dal proiettile vicino al soffitto —. Anche se sono vecchio miro bene, ho fatto un lavoro in cui bisogna saper sparare. Se avessi voluto far loro del male a questa distanza… Mi sono difeso, tutto qui. Non c’è niente di eroico».
La posizione di Scarcella, che ha già fornito la sua versione alla polizia, è al vaglio della Procura di Bergamo: si tratta di capire se l’ex finanziere abbia agito per legittima difesa. Intanto il revolver gli è stato ritirato secondo la normativa del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
Cosa è successo sabato notte?
«Alle 20.45 sono andato a letto per vedere la partita (Lazio-Verona, ndr), ma ero troppo stanco e mi sono addormentato. Dormivo profondamente, quando mi hanno svegliato due uomini mascherati con il passamontagna e vestiti di nero.
Era buio, uno teneva in mano qualcosa. Non so cosa, ma di sicuro un’arma. Poteva essere un piede di porco. E avevano già messo la stanza in disordine, aprendo i cassetti dove tengo gli assegni. All’inizio ho pensato a uno scherzo».
Poi si è reso conto della rapina.
«Sono entrati sfondando la portafinestra sul retro. Continuavano a ripetere: “Soldi, soldi, soldi, cassaforte”. Avevano già il borsello in mano, gli ho detto: “I soldi (500 euro, oltre ai documenti, ndr ) sono lì, cosa volete di più?”
Ma continuavano a insistere e a strattonarmi. Allora ho messo la mano sotto il cuscino e ho sparato. Non gli ho dato il tempo di reagire; appena ho sparato, loro sono scappati».
Perché dormiva con una pistola?
«Ho già subìto altre rapine. E sono stato minacciato di morte diverse volte per il mio lavoro; in passato ho anche arrestato un ex brigatista. Ma nel nostro lavoro siamo sempre soggetti a minacce.
In questo caso ho difeso me stesso, i miei familiari e la mia proprietà. Mi dà fastidio che qualcuno dica che ho la pistola sotto il cuscino perché sono un delinquente. Un’arma va usata in casi estremi e non certo per offendere. Ma io mi sono difeso. Tante altre persone non riescono a farlo per paura o per altre ragioni». […]