"LE MORTI DA COVID IN ITALIA SONO STATE SOVRASTIMATE DEL 10%" - L'ISTAT E L'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA' HANNO ANALIZZATO LE CAUSE DEI DECESSI PARTENDO DALLE CERTIFICAZIONI COMPILATE DAI MEDICI E HANNO SCOPERTO CHE IN UNA SCHEDA SU DIECI LA MORTE ERA DOVUTA AD ALTRE CAUSE - CIRCA 16 MILA PERSONE SONO MORTE "CON IL COVID" E NON "PER IL COVID" - ECCO SPIEGATO PERCHÉ L'ITALIA REGISTRA MOLTE PIÙ VITTIME DEGLI ALTRI PAESI...

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Fabio Savelli per il “Corriere della Sera”

 

terapia intensiva covid terapia intensiva covid

«Eccesso di mortalità» rispetto agli anni pre-pandemia. Per capire quanti decessi abbia causato il Covid in Italia e negli altri Paesi europei, con sistemi sanitari analoghi perché universalistici, conviene partire dall'analisi qualitativa più attendibile di questi due anni. Quella redatta dall'Istat, in collaborazione con l'Istituto superiore di Sanità, che ha analizzato le cause dei decessi partendo dalle certificazioni compilate dai medici.

 

L'indagine si ferma a febbraio 2022, ma dà lo spaccato di quello che è accaduto. Il geriatra dell'Iss, Graziano Onder, spiega che nove certificati su dieci «attribuiscono al virus la causa direttamente responsabile del decesso». In una scheda su dieci la «morte è dovuta ad altre cause, tra le quali le più rappresentate sono le malattie del sistema circolatorio e i tumori», puntualizza Onder.

 

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La sovrastima Il campione di certificazioni redatto dall'Iss è sufficientemente rappresentativo - per età, provenienza geografica, patologie - dei decessi Covid nel complesso. Dunque è possibile, aggiunge Onder, che nel confronto con l'Europa l'Italia abbia una sovrastima di circa il 10% di morti Covid.

 

Considerando che da inizio pandemia abbiamo appena raggiunto le 161.336 vittime, contabilizzate dal sistema di sorveglianza del ministero della Salute su dati forniti dalle Regioni, circa 16 mila decessi sarebbero avvenuti «con» il Covid e non «per» il Covid. Ecco perché l'Organizzazione mondiale della Sanità ha riconosciuto come unico metodo attendibile il calcolo dell'eccesso di mortalità rispetto ai 4-5 anni precedenti al 2020.

 

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«Restituisce una fotografia più attendibile dell'impatto del Covid sulla mortalità perché ogni Paese li ha calcolati come ha creduto, il Regno Unito ad esempio ha escluso dal conteggio delle morti Covid quelle avvenute dopo 28 giorni dal contagio, noi invece ricomprendiamo tutti», segnala Onder.

 

Secondo questo calcolo l'Italia avrebbe molte più vittime dei Paesi nordici, molte più della Germania, sarebbe in linea con la Francia, avrebbe molti meno decessi della gran parte dei Paesi dell'Est Europa, in primis della Polonia, e del Belgio, se confrontiamo l'eccesso di mortalità del 2020 e del 2021 rispetto agli anni precedenti.

 

terapia intensiva covid 2 terapia intensiva covid 2

Gli ultimi mesi Eppure il primo settembre 2021, quando la campagna vaccinale era ormai diventata capillare ed erano stati vaccinati con almeno una dose circa 40 milioni di cittadini, il sistema delle Regioni aveva registrato da inizio pandemia 129.290 morti Covid. Significa che da quel giorno a oggi l'Italia ha arricchito questa triste contabilità di quasi 32 mila decessi.

 

Nel confronto di questi ultimi sette mesi e mezzo il nostro Paese si piazza al dodicesimo posto in Europa per morti Covid calcolati per milioni di abitanti, ma è al sesto posto nella speciale classifica di immunità vaccinale della popolazione con quasi l'80% di «coperti» almeno con una dose. Le due classifiche, messe in relazione tra loro, però non hanno senso. «Perché il calcolo di morti Covid per abitanti non è un parametro attendibile», segnala Onder. Ci sono infinite variabili che diventano concause.

 

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La socialità Giocano elementi culturali, come il clima che incide «sul tasso di socialità della popolazione: infatti Spagna e Italia sono più colpite rispetto ai Paesi nordici dove la vita è più solitaria», segnala l'esperto. C'è la tenuta del sistema sanitario, soprattutto il numero di posti letto in terapia intensiva, classifica in cui svetta la Germania rispetto ad altri Paesi.

 

coronavirus terapia intensiva 2 coronavirus terapia intensiva 2

C'è soprattutto l'elemento dell'età della popolazione: «L'Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo, dopo il Giappone», ricorda Onder. Un'aspettativa di vita più alta che con il Covid ha finito però per giocare a sfavore, perché «i trattamenti farmacologici solo di recente hanno avuto un salto di qualità», segnala il geriatra. La pandemia ha provocato mezzo miliardo di contagi nel mondo e 6,2 milioni di morti. Ieri, in Italia, 64.951 nuovi casi, con la variante Omicron dominante al 100%, e 149 decessi.

 

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