Niccolò Carratelli per "la Stampa"
Si chiama Mu e buca i vaccini anti Covid. Ma, per fortuna, sembra avere una capacità di diffusione inferiore rispetto alla variante Delta, che dovrebbe restare dominante a livello globale. Mu è l'ultima mutazione del virus censita dall'Organizzazione mondiale della sanità, che a fine agosto l'ha inserita nell'elenco delle cosiddette «varianti di interesse», cioè quelle da monitorare con attenzione, perché responsabili di focolai in singoli Paesi e perché presentano caratteristiche potenzialmente in grado di rendere il virus più trasmissibile e capace di eludere gli anticorpi. Senza, però, che ci sia ancora una conferma con indagini epidemiologiche, come succede per le varianti «di preoccupazione» (Alfa, Beta, Gamma e Delta).
Mu, del resto, per ora non fa paura: ha una prevalenza globale intorno allo 0,5%, quasi nulla. È stata identificata per la prima volta a gennaio in Colombia, dove ora sarebbe responsabile di quasi il 40% dei contagi. Poi è arrivata in altri 43 Paesi, tra cui Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Ecuador, Canada e Regno Unito. In Italia sono stati registrati in tutto 79 casi, ma solo 4 nell'ultimo mese. Ad aprile, in provincia di Brescia, si era verificato un cluster che ha coinvolto sette persone, tutti viaggiatori arrivati dall'estero.
Proprio i ricercatori degli Spedali civili di Brescia, con uno studio pubblicato a fine luglio sul Journal of Medical Virology, hanno evidenziato un calo dell'attività neutralizzante dei sieri dei vaccinati con Pfizer nei confronti della variante Mu: la protezione immunitaria sembra meno brillante rispetto al ceppo originario o alla variante Alfa.
Un'altra ricerca dell'università giapponese di Kyoto ha concluso che Mu è «altamente resistente» sia ai sieri di persone vaccinate (sempre con Pfizer), sia ai sieri di persone guarite dal Covid. Gli ultimi dati preliminari (pubblicati il 7 settembre) dicono che Mu è due volte più trasmissibile del ceppo originario (la Delta, per fare un paragone, lo è fino a otto volte di più) e che elude gli anticorpi delle vecchie infezioni nel 37% dei casi.
Ma, è bene sottolinearlo, sono dati di laboratorio, frutto di esperimenti in vitro, e non evidenze cliniche, legate al mondo reale, dove le variabili che entrano in gioco sono molteplici. Come numerose (21) sono le mutazioni di Mu, alcune localizzate sulla proteina Spike, tra cui almeno un paio ritenute pericolose: una (comune alle varianti Beta e Gamma) è responsabile della cosiddetta fuga immunitaria, l'altra rende il virus più aggressivo verso le cellule umane.
«La variante Mu ha una costellazione di mutazioni, che suggerisce la possibilità di eludere determinati anticorpi - ha confermato spiegato il virologo consulente della Casa Bianca, Anthony Fauci -: va tenuta d'occhio, ma è lontana dal diventare dominante». Il punto è proprio questo, come spiega anche l'infettivologo Massimo Galli: «È vero che sembra più portata a sfuggire alla riposta immunitaria del vaccino, ma, per quanto perversa, non ce la farà in nessun modo a battere la variante Delta quanto a capacità di diffusione».
Quindi, dobbiamo augurarci che Mu non prevalga, perché in quel caso «bisognerebbe aggiornare i vaccini e ci vorrebbero almeno due mesi», avverte il virologo Fabrizio Pregliasco. Insomma, la Delta ci sta creando problemi, ma in fondo conviene tenercela stretta.