Estratto dell’articolo di Marco Carta per www.repubblica.it
«L’ho uccisa per farle un favore. L’ho liberata. Ha smesso di soffrire». Mille versioni tutte deliranti: «L’ho fatto perché aveva il mal di testa». E un tentativo di depistaggio. Carmine Alfano, che venerdì mattina ha ucciso la moglie Lucia Felici a Castelnuovo di Porto, avrebbe addirittura messo un coltellino in mano alla donna appena morta per simulare un’aggressione subita. È quanto emerge nell’ordinanza del gip Sabina Lercioni, che non ha convalidato il fermo dell’83enne, disponendone però la custodia cautelare in carcere.
Nessun dubbio sulle responsabilità dell’uomo, impiegato in pensione. Ma nel corso delle indagini, coordinate dalla procura di Tivoli, diretta da Francesco Menditto, Carmine Alfano ha fornito almeno 4 versioni diverse del femminicidio. Addirittura, quando i carabinieri la mattina del 9 agosto sono entrati nella sua abitazione in via Bellavista, l’uomo avrebbe cercato di simulare un incidente domestico: «Chiedeva aiuto, io volevo sollevarla da terra dopo che era caduta e l’ho presa per il collo, facendola morire».
Poche ore dopo un’altra versione. Interrogato dal pm, Frank, come tutti a Castelnuovo di Porto chiamavano Alfano, aveva infatti confessato l’omicidio. «Ho avuto un raptus» ha detto l’83enne, che poi ha fornito questa giustificazione: «Lucia urlava perché le faceva male la testa. Per farla smettere le ho fatto dei massaggi alla testa e poi l’ho stretta con la mano alla gola fino a quando non ha perso conoscenza» […]
Lucia Felici ha provato a difendersi fino alla fine. Sulla schiena del marito, infatti, sono stati trovati i graffi della donna, che avrebbe cercato di fermarlo. Nella mano sinistra la 75enne aveva anche un piccolo coltellino. «Lo portava sempre perché aveva paura di me» ha detto inizialmente Alfano.
La sua versione, però, è stata presto smentita dall’evidenza.dei fatti: la donna era destrimana, un particolare che ha portato l’83enne a ritrattare: «Ce l’ho messo io, ma non ricordo quando. Lei aveva un carattere difficile. Voleva comandare e io dovevo stare zitto».
Per incastrare l’uomo è stata decisiva anche la testimonianza della vicina che ha sentito Lucia Felici urlare «vattene, vattene», probabilmente riferendosi ad Alfano. Loretta Di Gianfrancesco prima ha bussato alla porta. Poi, vedendo che nessuno rispondeva, ha allertato le forze dell’ordine, che hanno fatto irruzione nell’appartamento con i vigili del fuoco trovando Lucia Felici sdraiata in terra e i piedi appoggiati sul letto e Alfano seduto in cucina. […]
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