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Estratto dell’articolo di Andrea Bucci e Alessandro Previati per "La Stampa"
Khalid aveva paura di morire durante quei riti di esorcismo. Aveva paura che il fratello gli facesse del male con la scusa di liberarlo dal demonio secondo le formule previste dall'Islam. C'è una telefonata al 112 - registrata - nella quale lo dice. Era il 23 di gennaio. Khalid parla con l'operatore: «Se mi succede qualcosa di brutto è colpa di mio fratello». Khalid Lakhrouti, 44 anni è morto lo scorso 10 febbraio nella sua casa di Salassa, nel Canavese. Morto soffocato, con un bottone di una maglia in gola.
Che brutta storia salta fuori dalle pagine dell'indagine condotta dalla Procura di Ivrea e dai carabinieri per questa morte. E quante mezze verità. Intanto, accusati di omicidio in concorso, sono stati arrestati in tre. Il primo è proprio il fratello di Khalid, Nourddine Lakhrouti. Manette anche ai polsi dello zio della vittima, Abdelrhani Lakhrouti, Imam o per meglio dire «guida spirituale», della comunità islamica di Cuorgnè.
E poi c'è l'ex moglie della vittima: Sara Kharmiz, finita ai domiciliari. Agli atti dell'indagine c'è quella chiamata al 112, alle 2 di notte del 23 gennaio. Poche ore prima l'uomo era stato visitato al pronto soccorso dell'ospedale di Cirié, perché non riusciva più a muovere un braccio. Ed è lì, con gli infermieri, che racconta di aver avuto «una crisi» durante una pratica d'esorcismo. I carabinieri erano arrivati mentre era ancora in corso. Pensavano ad una lite in famiglia, lo trovarono in stato di semi incoscienza sul pavimento della cucina e con il fratello seduto sopra. […]
A leggere adesso i fatti degli ultimi mesi è chiaro che in quella casa modestissima, in via Cavour, a Salassa, accadevano cose strane. Lo pensava anche Valentina Ruggiero, che abita proprio accanto all'alloggio della vittima. Dice: «Nell'ultimo periodo mi aveva detto che non stava bene». Ma si ricorda anche le grida. Tanto che il 22 gennaio, intorno alle 22.45, era stata proprio lei a richiedere l'intervento del 118, preoccupata perché aveva sentito urlare «aiuto aiuto» per almeno una decina di volte. Poi, sbirciando dalla finestra di casa, aveva visto entrare nella casa di Khalid una donna che indossava il velo e un abito lungo.
Cosa accadeva davvero in quella cucina grossa un pugno e che si affaccia su un cortile malandato? Mistero. Per i carabinieri, Khalid sarebbe stato sottoposto, in quattro occasioni, ad esorcismo […] Per gli investigatori del'Arma ci sarebbero ancora molte reticenze e molti elementi non detti. Ed è lì che adesso si punta.