Antonio E. Piedimonte per la Stampa
«L' albero devastato? Ormai è tra le tradizioni partenopee, come la tombola e gli struffoli». Il sarcastico commento è di un insegnante in pensione che conosce bene la questione e con l' ironia prova a sdrammatizzare l' immagine del malconcio e «storzellato» (storto) albero di Natale che pende come una verde torre di Pisa dentro la Galleria Umberto I di Napoli.
I turisti guardano perplessi, qualcuno chiede se si tratta proprio di «Sparicchio», come è stato battezzato sia per assonanza con «Spelacchio» (l' ugualmente sfortunato abete romano) sia per l' incresciosa abitudine a farlo sparire prima della fine delle feste. «Certo non sarà il solo albero di Natale a essere maltrattato nel mondo - aggiunge il prof - ma qui è la regola, tutti gli anni così... E poi c' è l' abbandono della Galleria: la notte i clochard la usano come ricovero, per dormire e non solo».
E in effetti è questo lo scenario in cui si colloca l' incredibile storia della maledizione dell' albero di Natale di Napoli. La sequenza degli spiacevoli eventi di quest' anno comincia con un record, quello di velocità: lo collocano il 22 dicembre e il 23 c' è solo il vaso con le radici. I carabinieri lo trovano e lo restituiscono al titolare del Caffè Gambrinus (che quest' anno si è sostituito ai commercianti della Galleria) e sulla pagina Fb del locale si legge: «Evviva! L' albero dei desideri è ancora al suo posto! Una grande vittoria per i cittadini napoletani onesti».
Esultanza emblematica quanto prematura: il giorno dopo l' abete è abbattuto. Lo tirano di nuovo su mentre gli ambulanti raccontano ai turisti la singolare epopea, ma non c' è manco il tempo di far ripartire il coro degli elogi che (ieri) ci si accorge della nuova vandalizzazione, la terza consecutiva (altro primato). La narrazione degli improvvisati cantastorie si arricchisce di un nuovo capitolo. I vandali, è noto da tempo, sono quasi tutti ragazzini dei Quartieri Spagnoli, che rubano l' albero - e i sogni scritti dai passanti sui biglietti indirizzati a Babbo Natale - per bruciarlo nei falò di sant' Antonio, il 17 dicembre, la versione cristiana di quel rito del fuoco che per migliaia di anni nel mondo ha caratterizzato questo periodo dell' anno. Ma se non riescono a portarlo via, allora i piccoli teppisti danno sfogo alla rabbia e lo devastano. La magia del Natale.
Il docente universitario Marco Salvatore, fondatore de «Il Sabato delle Idee», spiega: «Sottovalutare i piccoli atti vandalici o il mancato rispetto delle regole basilari della convivenza civile è stato sempre il grave problema di Napoli, quello che poi ha poi reso "normale" la tolleranza dell' illegalità. Adesso deve essere il momento della tolleranza zero, dei sistemi di repressione». Nel dibattito spicca la voce di Lucia Fortini, assessora regionale all' Istruzione e Politiche sociali: «La Galleria è a due passi dal Comune ma in questo caso le chiacchiere e la facile retorica non riescono a nascondere il degrado.
Poi c' è il fenomeno della criminalità minorile che mi vede preoccupata come madre e impegnata in prima linea come assessore. Voglio ricordare solo due importanti iniziative avviate con il governatore De Luca: "Scuola Viva" e "Scuola di comunità", operazioni su vasta scala e senza precedenti, che sono finalizzate proprio alla lotta all' abbandono scolastico e alla promozione dello spirito civico e della cultura della legalità». Da tutt' altro versante lo scrittore Angelo Petrella, attento osservatore della realtà cittadina, lancia una piccola provocazione: «L' anno prossimo, visto che non festeggio in genere il Natale, mi apposterò con una telecamera in Galleria per filmare e sputtanare questi cretini davanti al mondo».