Monica Serra per “la Stampa”
Gli apprezzamenti, sempre più insistenti, iniziano all'interno del bar dove la ragazza lavora. È sabato e i due operai sono in pausa pranzo: mangiano, bevono qualche bicchiere in più e continuano a infastidire la barista diciannovenne.
Titolare del locale nel centro di Arconate, poco più di seimila abitanti nell'hinterland milanese, è il padre della ragazza. L'uomo si arrabbia e allontana i due clienti, che borbottando vanno via.
E tornano a lavorare a due passi dal bar, per riparare il ciottolato della piazza del paese. Poco più tardi, alle 13,30, la diciannovenne finisce il turno, saluta il padre e si incammina verso casa.
È costretta a passare proprio davanti ai due operai che, appena la notano, ricominciano a importunarla. Tra i fischi e le parole sgradevoli, uno dei due, un italiano di 46 anni, inizia a seguirla.
A quell'ora per strada non c'è quasi nessuno. La ragazza aumenta il passo, ma viene raggiunta dall'uomo che si lancia su di lei. La palpeggia, prova a baciarla. Lei riesce a divincolarsi, urla, lo spinge via. L'operaio la smette, ma prima di allontanarsi le chiede il numero di cellulare. È così che la vittima riesce a telefonare al papà, ancora al lavoro nel bar a cento metri di distanza. L'uomo esce subito. È furioso, vuole dare una lezione al molestatore.
Lo raggiunge al cantiere del Comune, dove è appena tornato a lavorare. Tra le urla, vola anche qualche schiaffo. Qualcuno lancia l'allarme e arriva una pattuglia dei carabinieri della compagnia di Legnano, che proprio in quel momento sta passando dalla piazza. I militari intervengono inizialmente per la lite in strada. Riconoscono subito il barista. Appena torna la calma, però, intuiscono che dietro al litigio c'è di più. Nessuno dei due contendenti vuole presentare denuncia.
Ma il padre della vittima racconta di essersi arrabbiato, e molto: «Volevo solo difendere mia figlia. Quest' uomo le ha messo le mani addosso - spiega - e lei mi ha chiamato per chiedermi aiuto».
Così i carabinieri raggiungono la ragazza, che a verbale conferma il racconto del padre. La invitano ad andare in pronto soccorso. Lei all'inizio non vuole, poi cambia idea. E i medici accertano il suo stato di profondo stress provocato dalle violenze subite, con una prognosi di sette giorni.
All'uscita la vittima si presenta in caserma per querelare il suo aggressore, ora indagato a piede libero per violenza sessuale dai carabinieri, diretti dal maggiore Alfonso Falcucci.
«Un episodio così non si può accettare», commenta il sindaco di Arconate, Sergio Calloni. «Proprio per prendere le distanze e tutelarci da quello che è successo, ma soprattutto per manifestare la nostra solidarietà e vicinanza alla vittima e alla sua famiglia, abbiamo deciso di sospendere l'appalto che avevamo affidato alla ditta per cui lavora l'aggressore».
Come si legge, infatti, in una nota comparsa sulla pagina Facebook del Comune, «in attesa che la vicenda venga chiarita in sede giudiziaria, l'amministrazione non può che censurare una simile condotta, che allo stato risulta del tutto incompatibile con i principi e i valori del codice di comportamento dei dipendenti pubblici». Principi a cui, anche se l'azienda non c'entra, «si devono conformare pure i dipendenti delle ditte appaltatrici del Comune».