1 – Ma sui social si scatenano odio e ironia: «Pago da bere»
Jacopo Granzotto per “il Giornale”
Si appella alla libertà di espressione l' hater. Sguazza nella rete e spadroneggia da par suo. Gli piace offendere, ferire, oltraggiare a costo zero. Anche quando meno te lo aspetti. E il fatto che trabocchino d' odio i commenti online sulla morte di Gilberto Benetton non fa certo notizia.
Un odio feroce, insanabile, totale. Suggello al ribaltamento, in pochi mesi, di una storia imprenditoriale, familiare e umana di cui per anni era andata fiera l' Italia. E più ancora il Nordest, il Veneto. «Se ne va un grande trevigiano, esponente di una famiglia di imprenditori che è diventata il simbolo stesso dell' imprenditoria made in Veneto», aveva detto Luca Zaia, il governatore del Veneto.
luciano giuliana gilberto benetton
Macchè. Col passare delle ore il lato oscuro della rete ha preso il sopravvento. Su Twitter e Facebook è apparsa così una sfilza di messaggi poco onorevoli legati (inevitabilmente) ai recenti e tragici fatti di Genova. Del tipo: «Anche i ricchi piangono? Ma no, questi non piangono mica, faranno un bel cenone che passa tutto». O ancora: «Finalmente lo scrivete subito il cognome, quando successe la tragedia del ponte Morandi ci avete messo giorni prima di scrivere Benetton».
C' è persino chi si augura la morte all' intera famiglia, chi spera che l' imprenditore «abbia sofferto». E chi si sente in animo di pagare «da bere» per festeggiare.
Gilberto Benetton non ha pace nemmeno da morto.
E nel melmoso ribollire di insulti, invettive e rancore sembra non esserci misura. «So' state le maledizioni di ponte de Genova, speriamo che funzionino per tutta la stirpe, speriamo...
», scrive Maurizio Anselmo.
«Ogni tanto muore pure uno di questi dannati scrocconi». «Fanno propaganda immigrazionista, si preoccupano tanto dei #migranti e mostrano il loro volto buonista - annota Marco Ricci -. Ma sono gli stessi che lasciano crollare i ponti e morire il nostro popolo». E via andare con la gogna mediatica.
2 – LO INSULTANO SUI SOCIAL PERÒ NON ERA L' IMPRENDITORE IL COLPEVOLE DI GENOVA
Giuliano Zulin per “Libero Quotidiano”
Che pena ieri fare zapping su Twitter e su Facebook. Bonnie379 scriveva: «Morto Gilberto Benetton. Per lui un comitato di benvenuto d' eccezione di 43 persone». Arsenale K: «È morto Gilberto #Benetton. Nel testamento ha lasciato scritto: "La foto della lapide per cortesia non sceglietela tra quelle fatte da quel coglione di #Toscani".
Superdrumm: «È morto Gilberto #Benetton. Ha preso l' Autostrada definitiva». Miguel MM40: «È morto Gilberto Benetton.
Finalmente si vedono i primi effetti della manovra». Fabio Orticoni: «Ha raggiunto i 43 poveracci che ha fatto morire sul ponte Morandi. Spero tanto lo prendano a pedate nei coglioni e non trovi mai pace l' anima sua». Antonio Nazaro: «La morte di ogni uomo deve essere rispettata, non festeggiata! Da italiano però mi rifiuto di pensare che un simbolo dell' Italia possa essere la famiglia Benetton! Ci sono tante famiglie, sia pure non in vista, che hanno fatto e fanno l' Italia!».
Meno male che, in mezzo a un mare di offese e improperie, è intervenuto Luca Bizzarri - il Luca di "Luca e Paolo" - che ha scritto sui social: «Amici miei genovesi che ridacchiate sulla morte di Benetton. Siete poco informati, rappresentate quel mondo lì, di chi giudica leggendo i titoli e di chi gode della disgrazia altrui, di chi è felice quando trova il colpevole e ha un Caino verso il quale sentirsi superiore. Ma la cosa più grave è che possiate giustificare questa bestialità con l' essere genovesi. No, i genovesi sono meglio di così».
Come si fa a gettare fango, per non dire cacca, su una persona di 77 anni - Gilberto Benetton - morto di leucemia. Era il padrone di Autostrade? Sì. Conosceva lo stato di salute dei tiranti del ponte Morandi? No.
Ha rubato soldi pubblici? No. Contro la sua famiglia, dopo il crollo del viadotto, è partita una campagna indegna. Un conto era infatti contestare la manutenzione e i controlli da parte di Atlantia-Autostrade, un altro è incolpare i fratelli Benetton per una disgrazia che avrebbero certamente evitato. Visto anche lo stato di salute dello stesso Gilberto.
«Il silenzio, dalle nostre parti, significa rispetto», raccontò al Corriere della Sera nella sua ultima invervista, qualche settimana fa. E giù a prenderlo in giro. A insultarlo. A infangarlo. Solo per il gusto di trovare un colpevole di una tragedia infinita. Soltanto perché i Benetton sono ricchi.
Si dice che raglio d' asino non giunge in cielo. Purtroppo però resta sulla Terra. Infatti il ponte Morandi è ancora lì come 70 giorni fa. E nessuno sa quando e come sarà ricostruito. Complimenti.
IL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDI ponte morandi PONTE MORANDI PERQUISIZIONI AL POLITECNICO E AL CESI