ALESSANDRO MONDO per la Stampa
«Ma le pare possibile che un treno che parte a pieno carico da Genova debba dimezzarlo quando arriva ad Alessandria?». La domanda di Alberto Cirio, presidente del Piemonte, contiene la risposta ed è la sintesi della situazione sempre più problematica sul fronte del trasporto ferroviario con la Liguria, interessato dai primi episodi di sovraffollamento. In piazza Castello, sede della Regione, aumenta la preoccupazione. Il malumore, anche. A incidere, sulla prima e sul secondo, la riproposizione della solita Italia a più velocità: Regioni in ordine sparso.
ALBERTO CIRIO CON LA MASCHERINA
Prima ancora, l'assenza di una regia da parte del governo. Il Piemonte l'ha sperimentata a sue spese. «Da settimane abbiamo chiesto al governo di intervenire sull'eliminazione del distanziamento fisico a bordo dei treni in modo da tornare a un'offerta di posti completa ed evitare i sovraffollamenti che si stanno verificando da quando sono stati aperti i confini regionali ma da Roma non abbiamo ricevuto risposta», spiega Marco Gabusi, assessore regionale ai Trasporti. Silenzio.
Un silenzio a fronte del quale anche il Piemonte ha deciso di procedere in autonomia per non restare con il proverbiale cerino in mano rispetto alle ordinanze già emanate da altre regioni. Obiettivo: utilizzare tutti i posti a disposizione sui mezzi abolendo il distanziamento fisico e mantenendo il solo obbligo della mascherina. «Ho chiesto al nostro comitato tecnico scientifico un parere formale sulla compatibilità di queste misure, tenendo conto dello status epidemiologico in Piemonte - spiega Cirio -. Se arriverà il via libera, sono pronto a emettere un'ordinanza da sottoporre ai presidenti delle regioni confinanti».
«I dati sanitari del Piemonte sono buoni, ci auguriamo di ricevere a breve il parere positivo e di ripristinare in pochi giorni tutti i posti disponibili sui mezzi - rilancia l'assessore Gabusi -. Oltretutto, con riferimento alle misure restrittive del governo, non si sa nemmeno chi dovrebbe farle rispettare». Sia come sia, Emilia, Veneto, Friuli e Liguria sono già partiti con le ordinanze: dopo quella del Piemonte rimarrebbero fuori solo Lombardia e Valle d'Aosta.
In realtà il responso degli esperti è già arrivato sul tavolo del governatore già ieri sera. «Il nostro parere è favorevole - conferma il professor Ferruccio Fazio, a capo della task force interpellata da Cirio -. Anche in Piemonte la situazione epidemiologica non è più quella di marzo e aprile, bisogna prenderne atto».
In sintesi, il distanziamento fisico può venire meno. Di rigore l'uso della mascherina e il divieto per i passeggeri di viaggiare in piedi: massimo sforzo sulla sorveglianza e sulle sanzioni, eventualmente da rincarare, per chi non rispetta le regole superstiti. Queste le raccomandazioni dei consulenti. In Regione resta la convinzione che serva una linea univoca, almeno per tutto il Nord.
«Il ricorso a misure regionali, senza coordinamento nazionale, è la prova concreta di come certe norme debbano avere una loro omogeneità - aggiunge l'assessore -. È anche dimostrazione dell'assenza del governo: le Regioni sono state lasciate sole e si sono dovute arrangiare creando situazioni di disparità come quella dei treni che possono partire pieni dalla Liguria, ma non dal Piemonte o dalla Lombardia». Tra l'altro, precisa Gabusi, «si parla dei treni ma abbiamo problemi anche sulla modalità di carico dei pullman turistici». Anche in questo caso, ciascuno per sé.