LA "REMUNTADA" E’ UNO STILE DI VITA – DAL BARCELLONA A LEONARD COHEN, DA MENNEA A STEVE JOBS: PERCHE' NON SMETTIAMO DI CREDERCI - "LE GRANDI RIMONTE CI AIUTANO A PENSARE L'IMPOSSIBILE NELLE NOSTRE SFIDE QUOTIDIANE, ANCHE SE SAPPIAMO CHE QUASI SEMPRE SI TRATTA DI UNA ILLUSIONE” - VIDEO

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Marco Imarisio per il Corriere della Sera

 

BARCELLONA BARCELLONA

La rimonta è quando vedi la morte e recuperi la vita. Non lo ha detto uno psicologo di fama, ma Sir Alex Ferguson, che da quell' agonia ci è passato per la parte giusta, con il suo Manchester United dominato e meritatamente sotto di un gol al novantesimo nella finale di Champions League del 2000, vincitore pochi istanti dopo, in quello che prima del Camp Nou veniva citato come caso di scuola del capovolgimento più repentino e inaspettato nella storia moderna del calcio. Ci sono anche i sei minuti durante i quali nel 2005 il Milan si fece riprendere dal Liverpool sotto di tre reti, sempre all' ultimo atto della più importante competizione mondiale per club. Ma in quel caso si giocarono i supplementari. La sensazione dell' irreparabile fu più diluita nel tempo.

STEVE JOBS 1 STEVE JOBS 1

 

Mai visto invece nulla di più violento della conclusione di Barcellona-Paris Saint Germain, un taglio così netto, un bivio preso senza alcuna possibilità di tornare indietro. La più grande rimonta di sempre non è tale solo per questione di pallottoliere, ma perché mai si era vista una sentenza così inappellabile. Fine pena mai. Nascere due volte, e morire due volte.

 

Lo hanno ripetuto anche i vincitori e gli sconfitti del Camp Nou, quasi parafrasando la frase contenuta nell' autobiografia di Ferguson, come se la potenza di quel che è stato provato rendesse necessario il ricorso alle stesse immagini. Sappiamo bene che ci dovrebbe essere una moratoria per le metafore, ma con lo sport si finisce sempre lì. Il calcio poi è la più crudele delle discipline, perché nella sua imperfezione riproduce la vita per come è davvero, non come la vorremmo, o come dovrebbe andare.

BARCELLONA PSG INIESTA NEYMAR BARCELLONA PSG INIESTA NEYMAR

Le grandi rimonte degli altri sport sono quasi sempre accompagnate da un senso di giustizia. Il 6 novembre 1986 è una data storica per il basket italiano. La Tracer Milano rimontò i 31 punti di scarti rimediati all' andata dall' Aris Salonicco. Ma era la squadra più forte.

 

L' anomalia era stata la gara d' andata, al ritorno si trattò di un ripristino dell' ordine. La finale del Roland Garros 1984 sarà stata anche il momento «barbaro» per eccellenza, come sostiene il filosofo André Scala. Ma nessuno può sostenere che il miracoloso recupero del «robot» Ivan Lendl sul Genio in purezza di John Mc Enroe, da due set a zero e 3-1 sotto nel terzo fino a un incredulo trionfo, non avesse solide fondamenta, purtroppo.

tom brady tom brady

 

Il calcio sovverte la logica, spezza una storia in apparenza lineare.

Il Barcellona era l' animale morente, che stava lasciando il passo a un esemplare più giovane, più atletico, persino più ricco. Cambio di stagione. Non c' era nulla che lasciasse presagire un finale e dei destini diversi. E invece. Il match point annullato nel tennis rappresenta bene il passaggio dell' abisso all' empireo, così come la vittoria di un solo punto nel basket. Ma il calcio esclude la razionalità, consente l' uso della furbizia, anche dell' espediente, per ribaltare le sorti, per mischiare ragione e torto. Come nella vita vera, dove le rimonte non hanno mai il nitore che assumono negli altri sport.

 

LEONARD COHEN LEONARD COHEN

Steve Jobs è affamato e folle quando riparte da zero per riprendersi l' azienda che ha fondato e dalla quale è stato estromesso. Ci riesce, ma cosparge il suo percorso di epurazioni e vendette. Negli anni Novanta Leonard Cohen si ritira in un monastero buddista, e quando torna scopre che il suo manager lo ha derubato di ogni avere. Riparte da zero, la necessità alimentare lo costringe a tornare sul palco. È un trionfo, l' avvio di una fase nuova, Cohen per le masse. Ma il prezzo da pagare è nel rimpianto, nell' obbligo di vivere gli ultimi anni in modo ben diverso da quanto immaginato.

 

L' incanto della rimonta sportiva risiede proprio nella sua neutralità. Il filosofo Giulio Giorello sostiene che non esiste una figura omologa nella realtà di ogni giorno. «Il cosidetto miracolo non è il ribaltamento, ma la trasformazione di competizioni così tese che altrove avrebbero inevitabilmente una forma aggressiva in una pratica tutto sommato civile. Bisogna avere il coraggio di ammettere che fuori dalle arene sportive lo scambio di destini contiene sempre in sé elementi distruttivi». La rimonta non sportiva si declina come rivincita, rivalsa, nella sindrome del Conte di Montecristo che catturò anche Steve Jobs, sopravvivere per fargliela pagare, fino a scivolare nel risentimento di Nietzsche: «La cospirazione di coloro che soffrono contro quelli che sono riusciti e hanno vinto».

pietro mennea pietro mennea

 

Ci riescono in pochi, a sublimare la rimonta, e coltivare la rivincita dallo sport alla vita. Pietro Mennea rimase sempre l' uomo che alla finale olimpica dei 200 metri scattò in settima posizione e solo alla fine superò Alan Wells, per due centesimi di secondo. Ma pagò sempre un prezzo a questo suo mordere la vita, anche nei rapporti personali.

 

Alla fine la serata del Camp Nou rimane un evento non riproducibile, che racconta della nostra eterna tendenza a confondere l' altamente improbabile con l' impossibile, non solo nello sport. Le grandi rimonte ci aiutano a pensare l' impossibile nelle nostre sfide quotidiane, anche se sappiamo che quasi sempre si tratta di una illusione. Poco importa se un mese fa abbiamo avuto anche il Superbowl, dove ci è stato spiegato che a 9 minuti dalla conclusione i New England Patriots avevano una probabilità di vittoria pari allo 0,4 per cento. Hanno vinto. Come il Barcellona. E quindi noi continuiamo a crederci.

ALEX FERGUSON BARONETTO ALEX FERGUSON BARONETTO BARCELLONA PSG BARCELLONA PSG

 

 

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