Estratto dell’articolo di Valentina Errante per “il Messaggero”
Ha nascosto prove potenzialmente favorevoli agli imputati. Per questo il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale, nominato nel 2017, non è stato confermato nella sua funzione, nonostante il parere a favore della toga espresso dal Consiglio giudiziario.
Ieri il plenum del Csm ha approvato con 23 voti a favore, incluso quello del vicepresidente Fabio Pinelli, la delibera della quinta commissione che nega la riconferma di De Pasquale.
FABIO DE PASQUALE SERGIO SPADARO
Pm nel processo Eni-Nigeria, […] è imputato a Brescia, come il pm Sergio Spadaro, (oggi alla nuova Procura europea Antifrodi) per «rifiuto d'atto d'ufficio» per non avere depositato nel febbraio-marzo 2021 nel processo prove segnalate loro dal collega Paolo Storari. Al Csm, a carico di De Pasquale sono stati aperti due procedimenti: uno disciplinare, l'altro per incompatibilità ambientale.
Nella delibera approvata ieri si sottolinea il «difetto di imparzialità e di equilibrio» di De Pasquale proprio in relazione al processo Eni-Nigeria, e si stigmatizza la «contraddittorietà delle sue scelte processuali».
Si legge nel documento: «Risulta dimostrata l'assenza dei prerequisiti della imparzialità e dell'equilibrio, avendo reiteratamente esercitato la giurisdizione in modo non obiettivo né equo rispetto alle parti non che senza senso della misura e senza moderazione».
E aggiunge: «D'altra parte, la pervicacia dimostrata in tutte le sedi in cui è stato chiamato a illustrare il proprio operato è idonea a dimostrare come, diversamente da quanto ritenuto dal Consiglio giudiziario nel parere di maggioranza, le condotte poste in essere dal magistrato in valutazione, lungi dall'essere contingenti e occasionali, rappresentino un modus operandi consolidato e intimamente connesso al suo modo di intendere il ruolo ricoperto, proiettando, pertanto, un giudizio prognostico negativo sul possesso dei prerequisiti dell'imparzialità e dell'equilibrio anche ai fini della conferma».
Tra le prove "nascoste", un video girato in maniera clandestina dall'avvocato Piero Amara, ex legale esterno di Eni, che registrava Vincenzo Armanna (ex manager Eni) mentre pianificava di ricattare i vertici dell'azienda e che si sarebbe attivato per «fargli arrivare un avviso di garanzia». In effetti proprio Armanna si era presentato alcuni giorni dopo in procura.
Dopo avere interrogato Amara nell'ambito dell'inchiesta sul falso complotto Eni, Storari aveva trasmesso a De Pasquale e Spadaro anche alcune chat trovate nel telefono di Armanna, dalle quali sarebbe emerso come l'ex manager licenziato avesse versato 50mila dollari al teste Isaak Eke per fargli rilasciare dichiarazioni accusatorie nei confronti di alcuni coimputati.
Si legge nella delibera: «De Pasquale ha ritenuto dunque di respingere i documenti trasmessi da Storari archiviandoli come una accozzaglia di roba dal contenuto "risibile", non dovendosi così più confrontare con il problema della radicale inattendibilità di Armanna che gli stessi avrebbero evidenziato. […]
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