Marcello Sorgi per “la Stampa”
All'alba del diciassettesimo giorno dall'apertura delle scuole, due punti sono chiarissimi: il governo non è pronto per assicurare l'inizio dell'anno scolastico in tempi di Covid il 14 settembre. E una partenza fatta "costi quel che costi" si ripercuoterebbe pesantemente sui risultati delle elezioni regionali del 20.
La coincidenza tra le due date, forse, avrebbe potuto saltare agli occhi del premier e dei leader della maggioranza ben prima del drammatico vertice del 26 agosto in cui è emerso chiaramente che non ce la si fa. Ma tant' è.
Ora a Palazzo Chigi ragionano sulle soluzioni da trovare e sul fatto che sarebbe disastroso l'annuncio di un rinvio, quasi alla vigilia di una scadenza tanto enfatizzata e mentre altri Paesi europei vanno avanti, facendo i conti con le conseguenze, certo, ma senza ripensamenti. Peraltro anche quello si rifletterebbe su un voto di natura locale, ma che via via ha assunto le dimensioni politiche di un test nazionale che potrebbe pesare sulle sorti del governo.
D'altra parte se al vertice dell'altro ieri è stato Bonaccini, vale a dire il presidente di una delle regioni più organizzate come l'Emilia-Romagna, a far notare come per aprire le scuole non bastino le mascherine, il gel e i banchi che il commissario Arcuri è pronto a mettere a disposizione, ma servano spazi per il distanziamento e piani straordinari dei trasporti di cui non si vede neppure l'ombra, si può capire lo stato dell'arte del progetto 14 settembre.
Di qui l'idea che a proporre il rinvio, per scavallare il voto del 20, come sta già facendo De Luca per la Campania, possano essere proprio le amministrazioni delle regioni in cui si vota, con la motivazione (anche questa, per carità, affrontabile da tempo) che sistemare le scuole per il 14 per poi doverle rismontare per il 20 avrebbe poco senso. Il governo a quel punto prenderebbe atto. Limitandosi forse a suggerire che il rinvio valga per l'intero territorio nazionale.
E sopportando gli attacchi che l'opposizione sicuramente non gli farebbe mancare. Una procedura del genere, per quanto azzardata, dovrebbe essere annunciata il prima possibile, proprio per limitarne gli effetti sulle elezioni regionali. Che oltre a quelli sulla vita delle famiglie italiane, comunque, è inutile negarlo, ci saranno.