Tangenti Petrobras, chiesti a Milano 4 anni e mezzo per i fratelli Rocca
Condannare a 4 anni e mezzo gli amministratori e soci della San Faustin Sa, holding lussemburghese della multinazionale italo-argentina Techint, i fratelli Gian Felice e Paolo Rocca e Roberto Bonatti.
Lo ha chiesto l'ex pm di Milano Donata Costa, ora alla procura europea, al termine della sua requisitoria nel processo per corruzione internazionale in corso davanti alla settima sezione penale del tribunale di Milano.
L'accusa: accordo corruttivo con il direttore servizi di Petrobras
Secondo la tesi dell'accusa i tre imputati avrebbero finalizzato un accordo corruttivo con l'allora direttore dei servizi della societa' brasiliana Petrobras per favorire Confab Industrial SA non bandendo gare pubbliche internazionali per la fornitura di tubi industriali alla Petrobras ma concludendo, tra il 2009 e il 2012, 22 contratti con trattativa privata per oltre tre miliardi di real brasiliani (oltre 1,4 miliardi di euro).
In cambio il manager della multinazionale brasiliana avrebbe ricevuto pagamenti di somme pari allo 0,5% per ogni contratto stipulato ricevendo in totale quasi 6,6 milioni di euro da conti correnti intestati alla San Faustin Lugano, alimentati attraverso gli utili prodotti dalla San Faustin e altre societa' controllate.
La nota di San Faustin: "Sorpresi per le richieste formulate"
"Rimaniamo sorpresi per le richieste formulate quest'oggi dalla pubblica accusa nei confronti di Roberto Bonatti, Gianfelice Rocca, Paolo Rocca e della societa' San Faustin". Cosi' in una nota la holding lussemburghese della multinazionale italo-argentina Techint commenta la richiesta di pena della procura di Milano a quattro anni e mezzo per gli allora amministratori e soci della societa' imputati per corruzione internazionale nel caso Petrobras.
impianto tenaris confab in brasile
"Ribadiamo che nel corso del dibattimento, come da tutti i documenti dell'indagine preliminare, non e' mai stato provato alcun coinvolgimento ne' di San Faustin, ne' dei suoi consiglieri, ne' di alcuna societa' italiana nella presunta azione corruttiva in Brasile - si legge ancora -. Abbiamo quindi fiducia che il giudizio del Tribunale riconoscera' l'assoluta correttezza dei comportamenti della societa' e l'estraneita' ai fatti contestati dei membri del board".
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