Giuliano Aluffi per "il Venerdì - la Repubblica"
Quando si esce dal supermercato in una grande città come Roma, tutto ci si aspetta tranne che di essere circondati da cinghiali che si appropriano delle borse per farne strame e divorare tutto. È capitato poche settimane fa a una signora, e il video ha fatto il giro della rete. Sempre a Roma, nei giorni scorsi, alcune cornacchie grigie hanno attaccato ripetutamente dei passanti che tentavano di scacciarle gesticolando. E sembrava un po' di essere dentro un film di Hitchcock. C' è da aver paura?
Ladri di merende Diciamo subito che, come sempre, la colpa è un po' anche nostra. «Le cornacchie che attaccano l' uomo hanno un comportamento alterato, dovuto alla confidenza, magari perché sono state allevate o vengono nutrite da qualche essere umano, e quindi non hanno paura di noi» spiega Francesca Manzia, responsabile del Centro di recupero fauna selvatica Lipu di Roma. «Da questo punto di vista, ancora più agguerriti sono i gabbiani, che non si fanno problemi a strappare panini o gelati dalle mani delle persone. È successo sempre a Roma, a Villa Borghese (ma non solo). Gli avventori del parco, offrendo loro cibo, li hanno abituati a pretenderlo, e quindi loro vanno a prenderselo anche da chi non ha alcuna intenzione di offrirglielo».
Tra i motivi di tanta invadenza (se non aggressività) degli uccelli ce n' è però uno che in questo momento è particolarmente pressante: la difesa della prole. «Gli attacchi capitano soprattutto nel periodo in cui vengono svezzati i piccoli. I neonati della cornacchia fanno una specie di apprendistato zampettando a terra, mentre il genitore insegna loro che cosa fare per cavarsela. Perciò gli adulti sono apprensivi e interpretano come potenziali aggressori le persone che passano nei pressi del nido» spiega Manzia.
«Prima avvertono l' intruso con gracchiate sempre più forti, poi arrivano a sfiorarlo o toccarlo, e in casi più rari graffiarlo, con delle picchiate. Nel 95 per cento dei casi non c' è contatto, ma le cornacchie più abituate all' uomo possono colpire». Questo è comunque un problema di breve durata: le cornacchie hanno un solo ciclo riproduttivo all' anno, e lo svezzamento avviene in maggio o al massimo nella prima metà di giugno.
DALLA LUPA AI CINGHIALI - LA PARABOLA DI ROMA CON VIRGINIA RAGGI
Anche i gabbiani possono aggredire per proteggere i piccoli: «Soprattutto se hanno nidificato sul tetto e sono infastiditi da chi abita all' ultimo piano» dice sempre Manzia. «Il piccolo di gabbiano reale sa camminare già dal secondo giorno di vita: se si avvicina al bordo del tetto, la prossimità con gli umani può far diventare aggressivi i genitori. Che oltre al becco hanno un' altra arma: lasciano cadere guano con una precisione inesorabile».
il rituale del mobbing I tentativi di scacciare un potenziale predatore si definiscono mobbing: «Sono soprattutto minacce, aggressioni ritualizzate che non dovrebbero portare allo scontro fisico» spiega Federica Pirrone, etologa presso il dipartimento di medicina veterinaria dell' Università Statale di Milano. «Quando una cornacchia gracchia forte, recluta le altre in modo da circondare l' intruso umano e confonderlo, allontanarlo dal luogo in cui sono i piccoli. La cosa migliore è aumentare la distanza, e tutto finirà.
Non bisogna agitarsi né roteare oggetti, come in un video romano fa una signora con la borsa nera: le cornacchie possono scambiare oggetti scuri per un loro simile catturato. E agitarsi di più».
Il sangue freddo è importante anche quando si incontrano i cinghiali in città (sono stati avvistati pure a Genova).
«Il lockdown prolungato, con il calo di tutti i rumori, ha favorito l' arrivo nelle nostre strade di specie selvatiche, come cinghiali e volpi» spiega Pirrone. «La loro permanenza è legata al fatto che trovano nicchie alimentari utili, come i rifiuti lasciati per strada». Ma che cosa fare se si incontra un cinghiale? «Stare calmi: se l' animale è distante, si deve rimanere fermi e osservarlo finché non si allontana. Se è vicino, bisogna farsi riconoscere come esseri umani, magari parlando pacatamente, senza urlare. Se non si allontana, conviene indietreggiare lentamente, continuando a guardarlo». Le volpi invece sono schive: non attaccano mai, a meno che non abbiano la rabbia, cosa che in Italia non accade più (resta qualche rischio solo al confine con la Slovenia).
Decisamente più spaventevole può essere l' incontro con gli orsi, che a volte, in Abruzzo, appaiono anche in paese.
«Sono animali solitari, che cercano di sovrapporre il meno possibile i loro territori. Così i maschi meno dominanti che cercano spazi al di fuori di quelli già occupati, o le femmine con piccoli, ansiose di evitare loro il rischio di essere sterminati da qualche maschio di passaggio, possono spingersi in aree prossime ai centri abitati. Dove trovano cibo facile, come animali da cortile e frutta negli orti» spiegano Angela Tavone e Mario Cipollone, fondatori della ong Salviamo l' orso. Che fare se si avvista un orso?
«Se la distanza è 100-200 metri ci si può godere l' avvistamento, e l' orso andrà per la sua strada. Se la distanza è inferiore, è bene farsi notare.
L' orso è schivo e fuggirà» spiega Tavone.
«Se assume la postura eretta non è per minacciarci: è solo il suo modo di vedere meglio cosa sta accadendo». Se però ci si imbatte all' improvviso in un orso a poche decine di metri è molto importante stare calmi. «L' improvvisa presenza umana potrebbe spaventarlo e indurlo a un falso attacco per scacciare l' intruso senza ferirlo» dice Cipollone.
«In caso di atteggiamento minaccioso a distanza ravvicinata, conviene rannicchiarsi e proteggere collo, testa e organi vitali con le braccia. Ciò potrebbe fargli capire che non siamo un pericolo e indurlo a desistere. Ad oggi, comunque, l' orso marsicano non ha mai attaccato direttamente l' uomo».
Q incontri troppo ravvicinati uccelli in picchiata sui passanti, cinghiali che strappano loro la spesa, volpi e orsi per strada... gli esperti spiegano perché succede e come (non) reagire: per esempio, non roteate oggetti.
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