L’11 SETTEMBRE DI ISRAELE - L’ATTACCO DI HAMAS È STATO PREPARATO IN DUE ANNI CON PIANI D’AZIONE METICOLOSI MA ISRAELE HA DATO UNA RISPOSTA CONFUSA E HA IMPIEGATO ORE PER REAGIRE AI TERRORISTI PER DIVERSI MOTIVI: LA FIDUCIA NEL MURO E NEI SENSORI; I BATTAGLIONI IMPEGNATI IN CISGIORDANIA A TUTELA DELLE COLONIE; L’IDEA CHE IL NEMICO NON SAREBBE STATO IN GRADO DI PORTARE AZIONI ESTESE; LA CONCOMITANZA DELLA FESTIVITÀ - GLI 007 AVEVANO RILEVATO MOVIMENTI INUSUALI MA L’ESERCITO E IL SERVIZIO DI INTELLIGENCE “SHIN BET” NON HANNO INNALZATO IL LIVELLO D’ALLARME…

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Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per www.corriere.it

 

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Il Diluvio al Aqsa è iniziato alle 6.30 di sabato con una pioggia di razzi sulle postazioni israeliane al confine con Gaza. È stato un colpo devastante sferrato nel giorno più lungo di Israele. […] I miliziani di Nuvka, reparto scelto di Hamas, hanno accecato i sistemi di sorveglianza centrandole con il tiro di cecchini mentre le torri dotate di mitragliatrici guidate in remoto sono state distrutte dai droni. C’è chi dice abbiano fatto ricorso anche a mezzi elettronici, particolare da confermare.

 

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Gli assediati erano privi di ordini precisi, sopraffatti dall’avversario. Pochi gli elementi esperti, tra i primi a morire, come un plotone della Brigata Golani spazzato via. Eppure, l’intelligence aveva trasmesso una nota avendo rilevato, nella notte, movimenti inusuali. Solo che è stato deciso dall’esercito e dallo Shin Bet di non innalzare livello d’allarme. Lo schieramento, inoltre, era debole. Per diversi motivi: la fiducia nel muro e nei sensori; i battaglioni impegnati in Cisgiordania a tutela delle colonie; l’idea che il nemico non sarebbe stato in grado di portare azioni estese; la concomitanza della festività.

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Un quadro stravolto dall’assalto al Comando di divisione dove erano concentrati gli ufficiali più importanti. Chi doveva guidare la risposta era ferito, morto o catturato. Sarebbe stato importante il supporto aereo, però servivano i designatori di bersagli. Ma le posizioni erano paralizzate, in alcuni casi abbandonate in tutta fretta. Tutto si è dissolto davanti alla spallata di oltre mille mujaheddin, loro stessi sorpresi dalla rapidità dell’avanzata. Lo ha confermato Salah al Aruri, numero due del politburo: in tre ore eravamo in controllo.

 

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[…] Le registrazioni delle videocamere agli ingressi dei villaggi mostrano l’arrivo dei terroristi tra le 7 e le 7.30, con le garitte quasi sempre sguarnite forse perché gli addetti alla sicurezza avevano raggiunto i rifugi a causa del bombardamento con oltre 2.000 «missili». […] Gli incursori di Mohammed Deif dicono di essersi preparati da due anni. Probabile. Di sicuro hanno spiato e studiato mettendo a punto un piano meticoloso.

 

I rapporti […] forniscono delle tracce: alcuni erano travestiti da soldati israeliani e sono riusciti ad ingannare le sentinelle, a sorprendere automobilisti che pensavano di trovare invece aiuto; altri sono stati aiutati da qualche operaio palestinese che ha fatto da guida, svolto una ricognizione; sui cadaveri dei miliziani sono state recuperate schede con punti deboli dei tank israeliani, foto di mappe satellitari con i target. A questo si è aggiunta l’abilità di far passare le esercitazioni con deltaplani, esplosivi e battelli come routine.

 

BENJAMIN NETANYAHU BENJAMIN NETANYAHU

[…] Deve esserci uno scudo locale. L’esercito non può essere ovunque, i rifugi blindati non sono sempre la soluzione. In certi casi hanno rappresentato la salvezza ma in altri sono diventati trappole atroci. Gli aggressori, quando non sono riusciti a entrare, hanno dato fuoco alle abitazioni. Una ricostruzione del New York Times ha ricostruito quanto tempo è passato dal momento dell’attacco alla liberazione di alcune località. Nir Oz: 8,5 ore. Raduno rave: 8 ore. Kfar Aza: 20 ore. Be’eri: 7,5 ore. Una «finestra» lunghissima, la cronaca di un’agonia. […]

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