Estratto dell’articolo di Giulia Zonca per “la Stampa”
[…] gli abiti da Diva sono molto più di costumi di scena e infatti stanno in una mostra al Victoria and Albert Museum di Londra che celebra l'indipendenza data dall'apparenza. A volte farsi notare serve.
[…] 60 vestiti e i 250 oggetti, insieme con le 80 canzoni e con le frasi che accompagnano lo spettatore.
Si vede altro: emancipazione, passi in avanti, donne che si prendono parità in cambio di glitter e sarebbe facile sminuire l'equazione e pure superficiale perché all'inizio del secolo scorso si è passati di lì. […]
Isadora Duncan che inventa la danza moderna e il toy boy, il suo era un uomo più giovane di lei di 18 anni, un poeta, Sergej Esenin, un geniale disperato con cui ha vissuto una tormentatissima relazione. Ma lei ha sbattuto il suo amore in faccia a un mondo pronto a puntare il dito e lo ha fatto da diva. Da diva si è abbigliata Theda Bara, la prima vamp, che si faceva intervistare in pieno buio, spiazzava di continuo, si raccontava figlia illegittima di genitori migranti, indossava tradizioni non sue e incarnava la nuova donna, simbolo nei primi movimenti organizzati per i diritti. Per questo è diventata anche la tentatrice, la famelica, ma lei non ha mai ceduto alla deriva del pettegolezzo.
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In anni in cui era impossibile contrastarlo (anche perché costruito dalla sua stessa casa di produzione, la Fox) lei lo ha cavalcato prendendosi quel che le era necessario, la fama, gli ingaggi e pure la faccia di una che non avrebbe dato spiegazioni per le scelte di vita e più di qualche ombelico nudo l'ha aiutata. […]
Diva è anche Elton John che molto prima di una coscienza Lgbtq+ usa le giacche per dichiararsi, meglio, per dire che non intende essere etichettato per la sua sessualità […]
E non vale solo per la consapevolezza gay, Prince fa la diva ed è fluido prima che la parola prenda un senso, è in tuta scollata e paillettes, è invito sexy e voce super, è un'immagine lontana da quella che ci si aspetta, è un cantante di rottura e quindi diva.
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Come Elizabeth Taylor […] ha saputo e voluto essere […], donna passionale, donna melodrammatica e provate a dire che vi dà fastidio, donna irascibile perché non è vietato e i vestiti che l'hanno fasciata e proiettata, hanno contribuito a darle una forma. A sostenerla. Non è un peccato, non è richiesto essere dirompenti in educato ed elegante tailleur pantalone, essere intraprendenti in jeans e maglietta.
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Ci si può imporre come Tina Turner vestita di fiamme nel 1977 e senza di lei non si sarebbe forse arrivati a Beyoncé che impone le sue regole, a Lady Gaga che accartoccia e pensiona la bellezza classica proprio usando il divismo come moltiplicatore. Fino a Rihanna imbragata nel costume da papa di Galliano, per il tappeto rosso di un Met gala […] La curatrice Kate Bailey aggiunge qualche altra decorazione al concetto: «Con il divismo si va dall'attivismo al femminismo globale». E per sostenere una visione così, il vestito conta. L'abito fa la libertà di poterlo portare e di essere chi si desidera.
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