Giacomo Amadori François De Tonquédec per “la Verità”
Alla fine è spuntata anche la carta che conferma quanto fosse avanzata la trattativa per far mettere sotto contratto da parte di Leonardo i D'Alema boys nella ormai celebre vicenda. Lo ha mostrata ieri in tv Nicola Porro durante la trasmissione Quarta Repubblica. Lo scorso 5 marzo La Verità aveva svelato i punti chiave della bozza di accordo tra Leonardo e lo studio Robert Allen Law, nella persona del socio Umberto Bonavita. Professionisti ingaggiati come broker in Colombia e coinvolti nell'affare dall'ex premier Massimo D'Alema, che con i suoi interlocutori sudamericani aveva spiegato che l'obiettivo era «avere un premio da 80 milioni».
MASSIMO DALEMA - LA PROPOSTA DI CONTRATTO DA COMMISSIONE MILIONARIA
Avevamo scritto a proposito del documento collegato alla vendita di circa 24 M-346 all'aeronautica militare colombiana: «L'azienda aveva deciso che sino a 350 milioni di euro di commessa non avrebbe corrisposto nulla, perché aveva già in mano una commessa di quell'importo, per 5 aerei. Oltre i 350 milioni scattavano provvigioni al 2 per cento e un premio al raggiungimento dei 2 miliardi. Tutte questioni citate da D'Alema quando [] parla di "risultato straordinario". Ma Leonardo voleva pagare solo a risultato ottenuto. Per questo sarebbe saltato l'accordo».
Le verifiche La bozza di accordo è stata attenzionata nell'audit che Leonardo sta conducendo sulla vicenda della compravendita di armi da 4 miliardi di euro e ieri sera, come detto, è stata mostrata in carta e inchiostro da Porro. Un documento che dimostra quanto fosse avanzata la trattativa che secondo Bonavita avrebbe dovuto concludersi entro il 24 febbraio e che invece è saltata dopo che la notizia della negoziazione è finita su siti e giornali.
MASSIMO DALEMA - LA PROPOSTA DI CONTRATTO DA COMMISSIONE MILIONARIA
L'atto, che ha in testa la dicitura «registrato/consegnato a mano» è indirizzato a Robert Allen Law, presso la sede nel Four seasons office tower al 1.441 di Brickell avenue. La missiva, che è «all'attenzione di Umberto C. Bonavita», ha come oggetto «contratto di supporto e assistenza per la promozione delle vendite», inizia così: «Cari signori, a seguito delle nostre recenti conversazioni siamo lieti di sottoporvi per la Vostra accettazione, la nostra proposta di contratto di supporto e assistenza per la promozione delle vendite», relativo alla promozione della «vendita di aeroplani M-346 Fa in Colombia».
Gli incassi All'articolo 4, denominato «termini e condizioni di pagamento», si trova la conferma del «success fee» promesso da D'Alema durante la conference call con l'ex comandante dei gruppi paramilitari colombiani di estrema destra Edgar Ignacio Fierro Florez, meglio conosciuto con il nome di battaglia di Don Antonio: «4.1 La Società corrisponderà al Promotore, per intero e come corrispettivo finale per le attività e i servizi resi dal promotore, un compenso (di seguito denominato "success fee") pari al 2% (due percento) del prezzo netto di vendita del prodotto, come di seguito definito, a condizione che il contratto venga eseguito per l'acquisizione di almeno 6 (sei) M-346 Fa aeromobile e per un importo superiore a 350.000.000 di euro (trecentocinquanta milioni di euro)».
La call di «Baffino» E proprio D'Alema, parlando in conference call con Fierro, aveva sintetizzato il contenuto per filo e per segno: «C'è una seconda particolarità di questi contratti che voglio sottolineare. Normalmente i contratti di promozione commerciale hanno un tetto, un "cap", in inglese. In questo caso no. In questo caso è un contratto commerciale al 2% del business, dell'ammontare del business. Questa è una decisione straordinaria, non è stata facile da conseguire. È chiaro? Perché il valore di questo contratto è più di 80 milioni».
Infatti D'Alema puntava al 2 per cento sia del contratto per gli aerei da circa 2 miliardi che per quello per 2 fregate e due sommergibili che Fincantieri era pronta a vendere alla marina colombiana, sempre con la mediazione dei suoi consulenti. Gli intrecci in Usa Il collegamento tra Bonavita e D'Alema lo abbiamo ricostruito ieri, grazie a un socio dell'ex premier, Massimo Tortorella, proprietario di una holding britannica, la Falcon, e del gruppo Consulcesi.
mail dalema giordo pubblicata a la verita
Infatti ha ammesso di aver fatto conoscere a Massimo D'Alema Gherado Gardo, il commercialista coinvolto nell'affaire della fornitura di aerei e navi alla Colombia. D'Alema in un'intervista a Repubblica aveva provato a scaricare sul gruppo collegato a Fierro e agli italiani Emanuele Caruso e Francesco Amato la scelta di Robert Allen Law: «Loro hanno scelto questo studio legale americano, un business law molto attivo in America Latina».
Ma i broker avevano smentito dicendo che era D'Alema ad appoggiarsi a Bonavita e a un commercialista di fiducia, Gardo appunto. Il giro di società In effetti i due professionisti vanno a braccetto. Per esempio Gardo e Bonavita sono entrambi nella Wey Llc, che ha due sedi a Miami, una al 1.200 di Brickell Avenue e una al 1.441, suite 1.400. La stessa sede dello studio Allen, che ne è anche il «registered agent». Nelle slide di presentazione della Wey del 2016 si trovano le foto di Bonavita, presidente della società e Gardo, amministratore delegato. Gardo è anche manager, insieme con Danielle Bonavita, stretta parente di Umberto, nella Pondarosa Llc.
Come detto, ieri Tortorella ci ha svelato gli stretti rapporti che intercorrono tra il commercialista e D'Alema da quando lo stesso imprenditore di stanza a Londra aveva inviato il professionista a fare una perizia per valutare l'effettivo valore della quota del 15 per cento che Tortorella voleva rilevare nella Madeleine, la tenuta vitivinicola di Narni dell'ex premier.
«Da là si conoscono, là hanno creato i rapporti. So che comunque sono entrati in simpatia perché me lo ha detto proprio Gherardo, anche se non so che consulenze gli abbia dato D'Alema» ci ha confessato Tortorella. Gardo e Bonavita si sarebbero interessati anche dell'accordo con Fincantieri per navi e sommergibili, altro affare miliardario. Porro ieri ha lanciato anche la notizia di un contratto siglato il 9 settembre 2019 tra il colosso della consulenza aziendale e della revisione contabile Ernst & Young e l'azienda della cantieristica navale.
Un accordo da 560.000 euro per fornire analisi di mercato nel settore militare in Libano e Kuwait e ulteriori 400.000 euro per eventuali servizi legali. Ricordiamo che dal 2020 D'Alema è presidente dell'advisory board proprio di E&Y. C'entra qualcosa l'ex segretario del Pds con il contratto di settembre 2019? Al momento non ci elementi per affermarlo.
Di certo D'Alema, mentre discuteva di provvigioni legate alla vendita di navi da guerra, sembrava conoscere bene, come probabilmente molti altri addetti ai lavori nel settore delle consulenze, gli affari dell'azienda triestina: «La questione riguarda l'esperienza fatta da Fincantieri in Indonesia con un modello contrattuale molto interessante. Un po' diverso da come avevamo immaginato, ma molto più profittevole». Ma questa è un'altra storia.