Barbara Costa per Dagospia
Parliamo di Morte? Non si fa altro, da due anni, ma la Morte com’è, dove sta, che faccia ha, la vediamo sul viso e nel corpo altrui ma non nel nostro se non nel momento in cui accadrà, e però c’è chi della Morte ne fa pensiero fisso, perenne, e di tutta una vita. E ne fa arte, come lui, come ha fatto lui, John Wesley, JW per chi ne è cultore… John Wesley non ha dipinto altro, non ha pensato ad altro fino a che la Morte ha raggiunto lui, pochi giorni fa, a 93 anni.
John Wesley è l’autore dei quadri che vedi, di quei corpi, ritagli di membra nude, esposte, senza pudore, il più delle volte nei loro gesti più intimi. Gambe che si doppiano, e vagine e peni turgidi, in azione. A far che? La pornografia non è solo stimolo sessuale, non è solo rappresentazione di fantasie più o meno dicibili… può essere – ed è – mezzo, causa, ragione per materializzare altre strade, percorsi, altre idee. Pornografia che pensa e sposa la Morte.
I soggetti scelti e lavorati da Wesley sono foto, sono scatti, resi eterni. Cioè, resi morti. Resi sadicamente morti. Tutte le foto, le montagne di selfie scattati ogni giorno… realizzano nient’altro che arresti. Morte. Si è fissi, nello scatto. Morti. Sono morti le donne e gli uomini sospesi ritratti da John Wesley, e sono alterazioni allucinate di sessi carnosi accoppiati nell’attimo in cui la Vita si fa Morte. Quando non sono morti, gli uomini e le donne di John Wesley sono vecchi, sono stanchi, e si voltano alla gioventù con astio, consci della fine. Ineluttabile, e vicina. Dietro l’angolo.
Come fuggirne? Se non sono morti, donne e uomini di Wesley sono zooerastici, o concretano la parte più bruta, intollerante e intollerabile, di noi vivi esseri umani. Siamo mostri, nell’occhio di Wesley, che è il nostro che mostri vediamo e mostri nei suoi quadri ci riconosciamo, mostri che parlano l’uno sull’altro, uccidendosi di parole, insensate, e che nessuno ascolta.
john wesley untitled 2011 2012
Uomini con donne, e uomini con uomini, e donne con donne, che in Wesley sc*pano, godono, si masturbano… sono ritratti in un orgasmo che li uccide (orgasmo piccola morte…). In Wesley non c’è uomo, non c’è donna, che possa dirsi al sicuro. Ogni sguardo è sotto minaccia – concreta – di violenza. Mortale. Non c’è amore, in Wesley, ogni romanticismo è escluso: c’è lotta, c’è la guerra, a due, che tra due amanti è la norma. Il sesso (ma pure un bacio) è animalesco, è brutale, lo governa l’istinto, e per uno dei due – se non per entrambi – finisce male. Se in un quadro la protagonista è sola… sogna, e sogna incubi, pericoli.
john wesley suitcase 1964 1965
A che si immolano quelle spose se non a una purezza che per Wesley è colpa, senza scuse, è ignoranza, è senza attenuanti. È ciò che si isterilirà, coito dopo coito, di volta in volta groviglio a cui soccombi, o fai soccombere.
E quanta saccente sciatteria, nell’affermare che John Wesley è stato un Pop Artist! “Quanto è (era) Pop questo Wesley”, mi tocca leggere, quando Wesley ha sempre riso, irriso, e rifiutato, se non sputato su ogni etichetta. Compresa questa. Compreso il “Cole Porter, maestro jazz, della pittura”. Wesley detestava parlare di sé: ha sfiorato una prima visibilità con le sue opere esposte con quelle di Andy Warhol e co.
(JW stimava Jasper Johns, la fissità, mortifera, delle sue bandiere), ma John Wesley ha per 5 decenni fatto vita a sé (credo abbia rilasciato una manciata di interviste, e Wesley era uno che aborriva la minima gloria e, se lo chiamavi al telefono, se ti rispondeva era un evento), e fatto arte, a sé, e la sua ossessione per la Morte si spiega così: figlio di genitori che dopo la sua nascita si sono lasciati, è vissuto col padre Ner fino all’età di 5 anni. Fino al giorno in cui il padre è tornato a casa ed è entrato in bagno, e lì è morto, a terra, stecchito da un ictus.
Il piccolo John lo ha visto morire. È stato poi portato in orfanotrofio fino a che la madre s’è risposata riprendendolo con sé. La visione del padre morto si è saldata nella psiche di Wesley, scavandone un tunnel di orrore, forato e stilizzato, quadro dopo quadro. John Wesley ha avuto tre mogli, e da due – le scrittrici Hannah Green e Pat Broderick (madre dell’attore Matthew) è rimasto vedovo.
john wesley untitled (2) john wesley nude dreaming john wesley good night john wesley guinness john wesley di germano celant john wesley girl with cloth rabbits john wesley 8 john wesley 25 john wesley 1 (2) john wesley (6) john wesley 22 john wesley 1 john wesley 11 john wesley (5) john wesley 12 john wesley 15 john wesley (11) john wesley 16 john wesley 17 john wesley 18 john wesley 19 john wesley 2 john wesley 20 john wesley 24 john wesley 23 john wesley 26 john wesley 3 john wesley 27 john wesley 34 john wesley 28 john wesley 29 john wesley 9 john wesley 30 john wesley 36 john wesley 37 john wesley 4 john wesley leda and the man 1972 john wesley dream of white feet, 2000 john wesley floating man john wesley young john wesley woman in sleeveless sweather john wesley suzanna and the ugosis may i cut in 1972 john wesley the squillers john wesley untitled (3)