Marco Carta per il Messaggero- Roma
Non voleva che il vetro della sua Porsche fosse sfiorato da nessuna mano che non fosse la sua. Ma invece di invitare il lavavetri ad andarsene con modi gentili, lo ha guardato negli occhi, brandendo in mano un'ascia da guerra, lunga circa 30 cm. Una vera e propria intimidazione in stile western, durata diversi secondi, prima di ripartire a tutto gas a bordo del bolide per le vie dell'Eur.
Credeva di non essere stato visto da nessuno, invece, uno dei tanti automobilisti fermi al semaforo fra via del Tintoretto e via del Serafico, aveva assistito alla scena. E dopo aver osservato il terrore negli occhi del lavavetri del Bangladesh, pietrificato dalla vista dell'arma, ha chiamato il 112, fornendo la targa dell'uomo, un 55enne romano che ora si trova accusato per minacce nel processo che si è aperto ieri di fronte al giudice monocratico.
Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe «mostrato un'ascia minacciando un danno ingiusto a una persona intenta a lavare il parabrezza del suddetto veicolo», come si legge nel capo di imputazione. Un gesto dettato dalla follia o uno scatto d'ira causato dalla gelosia nei confronti del proprio veicolo, un gioiellino che vale più di 50mila euro. Probabilmente, a scatenare la rabbia dell'automobilista sarebbe stata una leggerezza del lavavetri che, una volta scattato il rosso al semaforo, per errore aveva poggiato i suoi strumenti di lavoro sul cofano della Porsche, prima di iniziare a pulire il parabrezza.
L'ALLARMELa scena, avvenuta alle 17,30 del primo giugno 2013, sarebbe durata pochi secondi. Attimi che, tuttavia, sarebbero stati di puro terrore per l'incauto bengalese, che, alla vista dell'ascia, ha continuato a lavare fino alla completa pulitura del parabrezza, per poi indietreggiare tremando.
Dal pilota, nessuna parola, solo un'accelerazione fulminea, prima di parcheggiare l'auto in una strada poco distante. E' a questo punto che sarebbe arrivata la chiamata al 112 del testimone oculare, preoccupato da possibili sviluppi della vicenda. L'automobilista, dopo aver assistito alla scena, decide di rivolgersi alle forze dell'ordine. L'uomo in Porsche viene fermato poco dopo e trovato con l'ascia dall'asta in acciaio lunga 22,5 cm e la lama di 9 cm ancora nel veicolo. Un oggetto pericoloso che l'uomo non avrebbe potuto «portare fuori dalla propria casa», tanto da ritrovarsi sotto processo anche per aver violato la normativa sul «porto di armi o oggetti atti ad offendere».