E. F. per “la Repubblica”
Perle al collo, tubino nero e aria svampita, è stata un' icona di Hollywood, dal suo indimenticabile ruolo in Colazione da Tiffany al premio Oscar per Vacanze romane. Ma Audrey Hepburn ebbe una parte rimasta finora segreta, non in un film bensì nella vita reale: quella di staffetta partigiana ed eroina della resistenza durante la Seconda guerra mondiale.
Lo rivela una nuova biografia dell' attrice anglo-olandese scomparsa nel 1993, Dutch girl: Audrey Hepburn and world war II, scritta dal giornalista americano Robert Matzen sulla base di conversazioni con Luca Dotti, il figlio nato dal matrimonio di Hepburn con un medico italiano. Nata a Bruxelles da padre inglese e madre olandese, Audrey Hepburn si trovò a vivere in Olanda tra il 1943 e il 1945 sotto l' occupazione nazista.
Era una ragazza di 14 anni, studiava da ballerina, ma la resistenza olandese prese accordi con la sua famiglia per nascondere nella loro casa un paracadutista britannico, rimasto disperso dopo la battaglia di Arnhem. Da quel momento l' esistenza di Audrey cambiò.
Non solo prese parte alla complicata operazione di celare la presenza del militare nella propria abitazione, ma iniziò a compiere pericolose missioni come staffetta per portare messaggi alle formazioni partigiane e cibo a soldati alleati nascosti altrove.
«Un giorno la mamma me lo raccontò con noncuranza», afferma il figlio nel libro. «Era rischioso e capiva che sarebbero stati tutti fucilati se fosse stata scoperta, ma lo fece lo stesso». La conferma della generosità di un' artista che negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla causa dell' Unicef contro la fame nel mondo.