Paolo Di Paolo per “la Repubblica”
L ABBRACCIO DEI FRATELLI BIANCHI AL PROCESSO PER L OMICIDIO DI WILLY MONTEIRO DUARTE
Che i fratelli Bianchi siano in carcere non sembra dispiacere a nessuno. Tutti i giovani di Colleferro tenevano a questa sentenza, e «stanno con Willy», mi dice una ragazza che lavora in uno dei pub della cittadina laziale. «Da due anni a questa parte non ho sentito voci di persone che dessero ragione ai due fratelli». Eppure, scavando, una mezza voce la trovo: non si può dire che sia dalla parte dei due aggressori condannati all'ergastolo, questo no, però - dice apertamente - «giustizia non è stata fatta». Le chiedo perché. E. mi risponde che «è stata data la sentenza che tutta Italia voleva sentire».
I FRATELLI BIANCHI CON I GENITORI
L'ergastolo ai Bianchi, appunto, e una pena più "lieve" a Belleggia e Pincarelli. Crede che i fratelli non siano colpevoli? «Credo che colpevoli lo siano tutti e quattro, altrimenti il povero Willy sarebbe ancora qui tra noi. Ma i Bianchi sono stati messi in primo piano come assassini, e degli altri non si è parlato mai. Secondo me ai due fratelli stanno facendo scontare tutti gli altri errori fatti in passato».
Il colpo fatale, secondo E., non sono stati loro a darlo. Poi aggiunge la frase più sibillina: «Fa comodo a molti tenere i Bianchi dentro, visti i buffi (debiti, ndr ) che tanti avevano con loro per i loro giri. Non ho mai creduto all'onestà di questi improvvisi giustizieri».
Che Belleggia, ora condannato a 23 anni, sia l'unico fra gli imputati ad avere ottenuto dall'inizio gli arresti domiciliari, non va giù a molti.
È un'ombra strana, l'ombra dei Bianchi. Di corpi estranei a Colleferro, a Paliano: «Girovagavano, non sono di qui». Sono di Artena, contrada Colubro. Artena, con le case ammonticchiate a presepe, che vive una stagione politica incerta, segnata dalle indagini sulle attività illecite di sindaco e sindaco vicario. Un mese fa, per dire, un carabiniere è stato aggredito in piazza da uno spacciatore, che poi ha gettato la cocaina in un tombino.
Ma è troppo facile dire: Artena è una piazza di spaccio, Colleferro è così, Paliano è così. Montano i pregiudizi, e fanno male. I Bianchi cosa rappresentano? «Tatuati come il territorio che si sono illusi di dominare», come ha scritto Aurelio Picca, rappresentano loro stessi. Non sono simboli, non sono nemmeno sintomi, mi dice un attivista di Emergency: «Sono fuori misura».
Non puoi pensare che abbiano alter ego, eredi, parenti stretti. Sono spacciatori, estorsori, non due ragazzoni esagitati finiti nei casini. «È stupido pensare che il problema sia la movida o, peggio, la movida di Colleferro ». Perché è innegabile che di sera, anzi di notte, quella specie di cittadella rialzata che dà su Corso Garibaldi si gonfi di giovanissimi che arrivano da tutti i luoghi vicino («dove non c'è quasi niente»).
Faccio notare, perché l'ho notato, che quella schiera di pub e locali sembra un mondo a sé, una zona spuria che non comunica con il resto della cittadina. È vero, mi sento rispondere. E anche don Christian, che si è insediato a Colleferro proprio nei giorni del lutto per Willy, dice che quell'incremento consistente della popolazione giovanile nei lunghi fine settimana e nelle lunghissime notti un certo effetto lo fa, e che «sacche sane» si mescolano a «sacche meno sane. Ma il problema non è il luogo».
Colleferro non è solo Colleferro: è l'Italia. «E se abbiamo un debito di responsabilità nei confronti dei giovani, lo abbiamo tutti in quanto adulti, non in quanto residenti qui». Mi parla di iniziative come quella dell'oratorio cittadino diffuso, «per offrire alternative ». E in effetti sono in parecchi a darsi da fare: associazioni laiche come "In cammino verso" che provano a riattivare un dialogo laddove sembra spento o impossibile.
Le forze dell'ordine che sorvegliano la movida servono a poco, «forse solo a far sentire più oppressi i ragazzi». Un operatore sanitario mi dice che sarebbe ingenuo o ipocrita pensare che nella movida non ci sia consumo di sostanze. «Ma vale solo qui?». No. Cocaina, eroina sopra i 40-50 anni, cannabis, alcol a fiumi. Ma anche lui è convinto che il problema dei Bianchi e soci non sia quello di «una ghenga di tossicodipendenti », ma di gente «impaccata di soldi, coi macchinoni», allenata a una prepotenza che ha in sé la violenza, l'inabissamento morale, e che non c'entra con la geografia.
fratelli bianchi Simonetta Di Tullio madre dei fratelli Bianchi i fratelli bianchi a miami