Angelo Di Marino per “la Stampa”
Il presidente federale Giuseppe Abbagnale è una leggenda del canottaggio. Come leggenda è la voce di Galeazzi e la vittoria del "due con" dei fratelloni di Pompei e del timoniere Di Capua alle Olimpiadi '88. «La gara di Seul e la telecronaca di Gian Piero sono un tutt' uno, un tormentone. E poi nell'immaginario collettivo la figura di Galeazzi veniva abbinata agli Abbagnale e gli Abbagnale alla voce di Galeazzi. Una simbiosi, un binomio praticamente indissolubili. Sarà per sempre così».
Ha perso un amico. «Sì. Un amico, un grande amico che nel mio caso ha anche rappresentato la voce narrante di quello che abbiamo fatto e continuato a fare nel mondo del canottaggio». Lui che era stato canottiere. «Gian Piero nasceva come canottiere, aveva anche vestito l'azzurro in gare internazionali. Non era approdato a rappresentare l'Italia ai giochi di Città del Messico 1968, ma era bravo davvero».
Seguiva ancora il canottaggio? «Ci seguiva sempre. E io attraverso la figlia, Susanna, mi informavo del suo percorso di riabilitazione fisica. Mi aveva lasciato impressioni molto favorevoli. Ahimè, purtroppo però se n'è andato». "Andiamo a vincere!" resterà l'urlo dello sport italiano. «Gian Piero lo urlerà ancora con la sua schiettezza, con la sua capacità empatica. Farà altri tipi di telecronache. Speriamo che lassù possano beneficiare della sua competenza».
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