Francesco Grignetti per “la Stampa”
Era il 23 novembre scorso, e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, rispondeva ad alcune interrogazioni al Senato. Fu quel giorno che annunciò la discesa in campo della Difesa per il piano nazionale di vaccinazione. «Proprio stamattina - disse - il commissario straordinario Domenico Arcuri sta incontrando il comandante del Comando Operativo Interforze, sotto la cui direzione ricadono tutte le missioni della difesa, tra cui anche quelle relative all' emergenza sanitaria».
Saranno dunque i militari a garantire lo stoccaggio di milioni di dosi di vaccino negli spazi blindati dell' aeroporto militare di Pratica di Mare, poco a sud di Roma.
Ma non è solo questione di logistica all' altezza o di uomini armati. C' è anche da scongiurare una minaccia poco nota: tutta l' operazione della vaccinazione da settimane è sotto attacco di hacker in Italia, Germania, Taiwan, Corea del Sud e altri Paesi europei.
Un allarme in merito è stato lanciato pubblicamente dall' Ibm Security X-Force alcuni giorni fa. Sotto attacco in questi Paesi è la filiera del freddo, così indispensabile.
«Le nostre analisi - scrivono - indicano che le operazioni malevole sono iniziate nel settembre scorso. È una campagna che colpisce in sei Paesi ed è rivolta alle aziende e organizzazioni associate al programma "Vaccine Alliance' s Cold Chain Equipment Optimization Platform" (programma coordinato tra Oms, Unicef e altre agenzie Onu, ndr). Se non è ancora possibile individuare la responsabilità dell' attacco, la precisione nell' individuare i target mostra le potenziali caratteristiche di un' organizzazione statuale».
È tutto più chiaro, allora.
Una minaccia oscura incombe sul piano nazionale di vaccinazione. Può essere di tutto: un gruppo di cyber-criminali che cerca di estorcere soldi ad imprese sotto pressione, ma anche il tentativo di sabotare qualche concorrente per espellerlo dal mercato, o ancora, nel caso di organizzazioni statuali come ipotizza Ibm Security, una qualche super-potenza che tenta di rallentare la corsa di questi Paesi, guarda caso tutti nel campo occidentale, verso la normalità. La tipica «minaccia ibrida», insomma.
Ecco perché, ieri, parlando delle varie precauzioni che il piano di vaccinazione comporta, si sottolineava che saranno previste «anche precauzioni anti-hackeraggio: ad essere blindati saranno i sistemi informativi, che tracceranno tutti i movimenti delle dosi».
I sistemi militari sono super-protetti anche sotto questo aspetto. Non soltanto i dati viaggiano su reti separate dalla normale Internet, ma soggiacciono a particolari protocolli di sicurezza. E su tutto vigila un neo-costituito Comando per le Operazioni in Rete, responsabile della condotta delle operazioni nel dominio cibernetico.
Non è il primo degli attacchi informatici in tempi di pandemia. Nella primavera scorsa, Microsoft aveva scoperto che nel mirino erano finite le industrie farmaceutiche: gruppi di hacker cercavano di superarne le barriere per prendere il controllo dei loro sistemi informatici. Anche quella volta si era ipotizzata una forma di estorsione oppure di spionaggio industriale. Ma poteva essere anche spionaggio di Stato.
Ora tocca alla catena del freddo, strategica quanto la produzione stessa del vaccino. Un mese fa c' è stata una prima avvisaglia con un attacco informatico che ha messo in crisi «Americold», primaria società di stoccaggio e trasporto a temperatura controllata con sede ad Atlanta, negli Stati Uniti.
L' attacco in realtà è partito un mese prima, ed è particolarmente subdolo in quanto si presenta come un' innocente richiesta di preventivi a nome di una società cinese del settore farmaceutico, la «Haier Biomedical», un colosso nelle forniture per la catena del freddo.
Basta che qualcuno della ditta ricevente apra la «loro» mail e un virus informatico s' impossessa dei computer. E addio